Digital ash in a digital urn
Il palinsesto televisivo della domenica sera è talmente vacuo che sembra fatto apposta per spingere lo spettatore medio verso l’eroina o un’altra dipendenza qualsiasi. In questa circostanza avere un blog può rivelarsi quanto meno determinante, come catalizzatore di energie e dispensatore di frustrazione, della serie «magari adesso scrivo qualcosa» ma più che altro «magari domani, chè ora (ora?) non mi viene niente di decente». Il tutto può agevolmente terminare in un rodeo tipo scrivere un post che contenga al suo interno le espressioni «Shakera i fianchi come Shakira», «L’ultimo romanzo di Douglas Coupland è proprio brutto», «L’influenza se n’è andata e ora mi sento un po’ solo», «Mi lamenterò con la direzione perchè io avevo firmato per una ragazza, non per un’analista», e «Fabio De Luca non scrive più su Rumore, ma ha di nuovo un blog, almeno non sarò costretto a comprare Rolling Stone». Concludere il tutto spacciandolo per esperimento postmoderno, e il gioco è fatto.
esperimento riuscito!