Se sei in mezzo al periodo più carico di lavoro della tua vita, finisci per trovarti in situazioni un po' strane. Tipo essere in ufficio da solo un lunedì sera d'Estate, con l'aria condizionata a palla mentre fuori ci sono trenta gradi, gli amici ti mandano messaggi chiedendoti se vai a fare l'aperitivo fuori e tu rispondi solo "NO" perchè tanto lo sanno che non hai tempo di essere più prolisso. Come l'intenso rapporto telefonico con la tizia della pizzeria d'asporto, che ogni votla che sente il nome dell'ufficio di sera sembra sinceramente dispiaciuta per il fatto che tu debba fare notte a lavorare. O come il non avere tempo di rispondere alle e-mail per organizzare le vacanze, quasi fossero un fastidio e un'incombenza. Come il trovarsi nella poco comune circostanza in cui i soldi sono assai meno preziosi del tempo (come dovrebbe sempre essere, in realtà). Come il tuo frigorifero, che è il regno dei formaggi ammuffiti e delle verdure andate a male, perchè a casa chi ci mangia mai, di questi tempi. Come la casa che sembra un po' un rifugio anti-atomico perchè ci vai solo per dormire, decidendo di spendere il poco tempo libero che ritagli fuori, a mettere i dischi o al mare o a una delle tante rassegne estive che tutte d'un colpo rendono questa città un posto veramente degno in cui vivere. Come il blog silenzioso o i social network che sembrano pieni solo di un chiacchiericcio sterile. Come il sentire il boato di un goal da fuori nella città silenziosa. Come la strana sensazione di trovarsi in una bolla spazio-temporale dotata di un suo perverso fascino come nella sindrome di Stoccolma.
Ma c'è un momento che arriva quasi tutte le sere, verso mezzanotte, quando la produttività si affievolisce e prendi il ritmo lento di chi cerca di arrivare al punto prima di scendere nel quartiere deserto e tornare verso casa. Ed è il momento perfetto per ascoltare uno dei dischi più belli di questa prima metà dell'anno, ovvero Kill for love dei Chromatics. I Chromatics li seguo da lontano da qualche anno, più o meno dai tempi di quel pezzone che era In the city, e sono da sempre il mio gruppo preferito della scuderia di quella etichetta col nome tutto sbagliato che si chiama Italians do it better. Sono un giro da un po' di anni e ultimamente hanno avuto anche un po' di visibilità per essere finiti nella soundtrack di Drive, ma è solo con l'ultimo disco che hanno trovato la quadra di un sound sfuggente che è contemporaneamente caldo e algido, maledetto e languido, metropolitano e desertico. La colonna sonora perfetta per un lungo viaggio notturno in macchina (il loro disco precedente si chiamava Night Drive), attraversando posti sconosciuti in cui non ti fermerai mai, con la mente che vaga verso il ricordo di qualche amore passato o di una storia senza speranza con una ragazza lontana. Elettronico e a volte quasi trip-hop, ma con abbondanti iniezioni si synth che profumano di certi anni '80 curiosamente eleganti, ma anche dello shoegaze meno rumoroso e di malinconico pop fumoso sempre un pochino fuori dal tempo, il sound dei Chromatics è nero e gravido di presagi, ed appartiene alla notte di chi è stanco ma non può e non vuole dormire, ed è crucciato da increspature di inquietudine che è sempre troppo definire dei tormenti. Perfetto per una giornata lavorativa che non vuole finire, in un periodo di super-lavoro che non vuole finire, che ti fiacca nell'animo e nello spirito, ma che quando finirà, inevitabilmente, un po' ti mancherà.
[…] non ho niente da aggiungere a quello che scrivevo a Giugno: «I Chromatics li seguo da lontano da qualche anno, più o meno dai tempi di quel […]
[…] che essere lieto che ai tantissimi che l'hanno coverizzata recentemente si siano aggiunti i Chromatics, già autori di uno dei miei dischi dell'anno. La loro versione languida ed elegante […]
Io volevo solo ringraziarti per avermi fatto scoprire “In the city”. Brano notevole, thanks.
Sei adorabilmente splendido, non c’è mica verso.
inkiostro, are you still trying to get with the plan? just sayin’.
jokes aside, ti manchera’, it always does.
abracoes
“ed appartiene alla notte di chi è stanco ma non può e non vuole dormire, ed è crucciato da increspature di inquietudine che è sempre troppo definire dei tormenti. Perfetto per una giornata lavorativa che non vuole finire, in un periodo di super-lavoro che non vuole finire, che ti fiacca nell’animo e nello spirito, ma che quando finirà, inevitabilmente, un po’ ti mancherà.” Quanto sei bravo. Sciocco lo so, ma è così.
MASSIMA SOLIDARIETA AL COMPAGNO INKIOSTRO.
un compagno caduto anch’egli nel vortice lavorativo e che si riconosce e sottoscrive ogni singola tua parola