martedì, 03/01/2012

La tradizionale rubrica di fumetti Pt.3

di

Chester Brown, Io le pago, Coconino Press, 18,50

Lo dico subito per partire bene, per me questo è uno dei capolavori dell’anno. Brown racconta in una storia autobiografica tutte le sue esperienze con il sesso a pagamento. Rifiutando l’idea di amore come “possesso esclusivo” di una persona accetta di condividere alcune donne con altri uomini, pagandole per fare sesso con lui. Una disperata ricerca di annientare il romanticismo che non può che farlo riemergere più forte di prima. Una storia stupenda sulla fragilità di un uomo e della società in cui viviamo raccontata con una sincerità che vi colpirà in piena faccia. Non vorrei davvero spoilerarvi il finale diciamo solo che il concetto di “possesso” della persona amata si rovescia in uno stupendo gioco psicologico. In fondo, come dice lui, andare a puttane è solo un altro modo di uscire di casa e incontrare ragazze. Nel finale c’è anche una parte con riflessioni personali e citazioni di saggi sull’argomento molto corposa e interessante. Il suo assunto di base è che se la donna sceglie in totale libertà di esercitare la professione di prostituta perché la legge dovrebbe impedirglielo? E’ un fumetto che ha cambiato il mio modo di vedere la prostituzione femminile. Mi è piaciuto così tanto questo fumetto che sono andata a recuperarmi anche la biografia di Brown su Louis Riel che non so neanche chi sia a parte che è stato un canadese importante. Ecco.

 

 

Craig Thompson, Habibi, Rizzoli Lizard, 35

So che mi tirerò addosso le ire di quasi tutti compreso il proprietario di questo blog ma per me Habibi è un “NO”. E’ innegabile la potenza evocativa delle immagini create da Thompson, come il suo talento per “riempire” la pagina (c’è chi lo ha accusato di iperdecorativismo ma per adesso tralascio questa considerazione). Quindi evitando il giudizio prettamente “estetico” sulla “forma” del fumetto vorrei rivolgere le mie critiche al contenuto. Thompson racconta una vicenda presentandola come una sorta di “favola”. La storia si svolge in un luogo imprecisato ma in modo evidente appartenente al mondo arabo. Due mi sembrano i temi prevalenti: una critica alla società contemporanea globalizzata  e una ricerca per trovare la radice comune di due religioni monoteiste: cristianesimo e islamismo. Molti sono i dubbi che ho e le domande che vorrei rivolgere a Craig Thompson. Perché impostare una critica alla società se si decide volutamente di disegnare una storia fuori dal tempo e dallo spazio? Perché raccontare una storia d’amore così implausibile? Sinceramente a chi può importare qualcosa delle radici comuni di cristianesimo e islamismo?  
Ho letto molte interviste a Thompson in cui parla dei problemi che aveva con i genitori, due estremisti cristiani (ben descritti in Blanketts), parla dei quattro anni di psicanalisi che lo hanno aiutato ad uscire dai sensi di colpa. Come dice la mia amica Elena Orlandi già Blanketts era il segno inequivocabile che da quei problemi lui non era uscito. Vedo in  Habibi, così ossessionato dalla religione e dalle religioni (in cui si va cercando cosa?) una riconferma di certe problematiche. Vorrei concludere dicendo che ho amato moltissimo Blanketts e ho apprezzato la sincerità e la “leggerezza” di Carnet, ma ho trovato Habibi davvero pesante e francamente inutile. Detto questo Thompson resta comunque uno dei miei autori preferiti, ha recentemente dichiarato che sta lavorando a tre diversi fumetti di cui nessuno è “ triste”. Sono curiosa di leggerli.

 

 

Tuono Pettinato, Il magnifico lavativo, 19

Una buona notizia Tuono Pettinato esce con questo nuovo fumetto che racconta gli anni della sua infanzia e che avrà forse anche un seguito. Tra librigames e il nazista sciolto nel film di Indiana Jones si ride a crepapelle come al solito. Quanto amo quest’uomo, quanto?

 

 

Joe Sacco, Io e il rock, Comma 22, 19

Se siete anche voi into the music e amate il rock non potrà non piacervi questo fumetto. Joe Sacco raccoglie le tavole sulla scena rock americana degli anni Novanta che lui passò al seguito di un gruppo punk, i Miracle Workers. Divertentissima anche la parte sulla sua ossessione per i Rolling Stones.

 

 

Inio Asano, Buonanotte PunPun, Panini Comics, 7,50 X 5 vol.

Ho da pochissimo iniziato questa serie in più puntate del talentuosissimo (e probabilmente anche completamente pazzo) Inio Asano di cui avevo già apprezzato i disturbanti “What a wondefull world” e “La città della luce” . Il protagonista è PunPun un ragazzino che frequenta le scuole medie giapponesi. Il bello è che rispetto a tutto il resto lui è disegnato “male” come una specie di uccellino e neanche parla. Basterebbe questo a mandarmi fuori di testa.

 

 

AA.VV., Cose che parlano, Double Shot, 6

Questo piccolo librettino mi ha regalato dei momenti davvero esilaranti. Autori vari della scuderia Double Shot  raccontano le storie di oggetti che parlano tra di loro, litigano, ci guardano, ci giudicano. E’ stupendo fidatevi.

 

 

Bastien Vivès, Polina, Black Velvet, 19

Sembra proprio che il successo di Black Swan di Darren Aronofsky abbia aperto la strada a molte altre opere affascinate da un mondo, quello della danza classica, che si suppone spietato e costellato di sacrifici e sofferenze. A questo proposito è pubblicato in Italia dalla casa editrice Black Velvet la terza opera del giovanissimo enfant prodige del fumetto francese Bastien Vivés, “Polina”. Il tratto distintivo dei lavori di Vivès è l’incompiutezza. Non in un’accezione negativa, tutt’altro. Volutamente “incompiuto” è il suo tratto solo apparentemente trascurato e veloce ma in realtà raffinatissimo; volutamente incompiute sono le sue storie, brandelli di vita, frammenti di esperienze nella maturazione dei suoi sempre giovanissimi protagonisti che sembrano appena usciti da “Il tempo delle mele”. Dalla casa editrice mi fanno sapere che Vivès NON realizzerà la versione a fumetti di Tre metri sopra il cielo di Moccia, adesso possiamo tirare tutti un respiro di sollievo.

 

 

Alessandro Tota, Fratelli, Coconino Press, 16

Tota riemerge dal suoi soggiorno parigino raccontandoci la storia di due fratelli nella profonda Bari degli anni ’90. Uno è “furbo” l’altro “stupido” ma chi può giudicare le loro azioni?

 

 

Dave McKeane, Cages, Magic Press, 35

E’ da tempo che cerco di raccogliere le idee su questo fumettone. L’opera è sicuramente affascinante. Mi è piaciuto soprattutto il modo che ha Keane di rappresentare il pensiero umano attraverso disegni che si sfaldano e che cambiano stile. Per quanto riguarda la storia resta per me un grande boh. Io ho sempre pensato che i fumetti dovessero essere soprattutto delle storie da raccontare tramite parole e disegni, se il disegno prevale sulla storia viene fuori un prodotto che non mi coinvolge più di tanto. O forse il problema è solo che nella storia vera e propria ho fatto troppa fatica a trovare un filo logico da seguire.

 

 

Ludovic Debeurme, Renée, Coconino Press, 29

Sei anni dopo Lucille Coconino Press pubblica il seguito: Renée di Ludovic Debeurme. Renée riprende il racconto esattamente dalla fine dell’opera precedente. Lucille superata l’anoressia è ritornata a vivere con sua madre. Il suo fidanzato Arthur si trova in carcere per aver commesso un omicidio. Egli si trova a dividere la cella con un vecchio detenuto, che afferma di essere in prigione per frode fiscale, ma è sospettato in realtà di essere un pedofilo. Intanto entra in scena Renée, una ragazza che intrattiene una relazione difficile con Pierre, un uomo sposato. La caratteristica più affascinante di questo fumetto è quella di presentarsi come un magma visivo di sogni e incubi uniti strettamente alla realtà, come se gli orrori del reale fossero così insostenibili da poter essere guardati solo attraverso la lente deformata della mente dei protagonisti. Angosciante.

 

 

Koren Shadmi, Cuori distratti, Double Shot, 10

La Double Shot continua con successo a pubblicare i lavori del giovanissimo e assai talentuoso artista israeliano (trapiantato a New York). Quattro racconti: Acqua benedetta, L’inverno del guerriero, Bionica, Bello da morire. Quattro storie in cui l’autore israeliano continua il suo percorso di esplorazione dell’identità e dei rapporti interpersonali, attraverso mutazioni biomeccaniche e comportamentali, svolte narrative surreali e stati d’animo contorti. Il filo rosso che lega queste quattro storie è il desiderio, l’eterna ricerca dell’oggetto amato che nel bene e nel male può cambiarti la vita. Le prime due sono caratterizzate da un humor sarcastico; raccontano le vicissitudini di un ebreo di mezza età che sogna di essere un dotatissimo Gesù Cristo e di un guerriero mitologico (stile Thor) che a causa del mal di schiena si ritira nel mondo reale per condurre la più banale delle vite. Le ultime due vedono come protagonisti una teenager cyborg e una ragazza imbranata innamorata del suo coinquilino e hanno un tono più malinconico e riflessivo. A metà tra Cronemberg e Lynch Shadmi continua a piacerci.

5 Commenti a “La tradizionale rubrica di fumetti Pt.3”:

  1. PeggyG ha detto:

    Fil rispetto la tua opinione, io sono atea e del confronto fra cristianesimo e islamismo non mi giovo.
    Emanuele in realtà sono assolutamente d’accordo con te è solo che emotivamente mi ha coinvolto poco, poco. Rersta il fatto che è geniale e assolutamente innovativo.

  2. ‘spetta… No dai Cages non me lo epurare così! Sarà di venti anni fa. E’ uscito quando avevo quindici anni. L’ho sempre trovato geniale. Al di là di quello che da solo ne posso dire io, credo che sia servito a molti per progredire verso molti altri stili negli anni successivi. Non è una cosa da poco generare così tanta voglia di sperimentare.

  3. fil ha detto:

    Ovviamente sto parlando di Habibi…

  4. fil ha detto:

    Ciao, premettendo che la forma bla bla e il contenuto bla bla, non trovo le tue tre critiche consistenti. ovvero:

    “Perché impostare una critica alla società se si decide volutamente di disegnare una storia fuori dal tempo e dallo spazio?” il senso della favola è proprio quello, parli della volpe e dell’uva per parlare dell’uomo e dei suoi vizi…

    “Perché raccontare una storia d’amore così implausibile?” Perché è un sentimento incredibilmente flessibile e affascinante,ed è implausibile solo se non accetti di giocare con l’immaginazione e la libertà;

    “Sinceramente a chi può importare qualcosa delle radici comuni di cristianesimo e islamismo?” Mi sembra una domanda piuttosto sciocca, tipo perchè metà della popolazione mondiale si ritrova in una di queste due religioni, e la nascita dei tre monoteismi è all’origine dei sistemi culturali che condizionano tuttora la visione prevalente che le persone (anche noi atei) abbiamo del mondo!?

    Io mi chiederei piuttosto: perché i protagonisti scelgono una via individuale (di coppia) piuttosto che quella collettiva? Perché perseguono un loro equilibrio sottraendosi al mondo piuttosto che tentando di affrontare i problemi con cui si confrontano durante la narrazione? Può il semplice amore tra due persone (eros) supplire all’amore tra gli individui (agape)? Ed è solo di fronte a questa rinuncia che il rapporto cercato dall’autore tra le due religioni a mio avviso fallisce, poichè entrambe danno il primato alla solidarietà e pietà umana piuttosto che alla soddisfazione individuale, e avrebbero dovuto portare ad un finale differente.