Leggete questo passaggio, che parla de Il Teatro degli orrori:
Le opere d'arte di valore non sono effimere, hanno una durata. Non a caso due brani di A sangue freddo sono tra i più trasmessi (nell'ambito degli indipendenti) dalle oltre trecento del circuito web. Il più tramesso in assoluto è il loro A sangue freddo, proprio il brano che dà titolo all'album intero, dedicato a uno degli eroi dei nostri tempi, Ken Saro-Wiwa, scrittore e attivista nigeriano, difensore dei diritti della sua terra, di cui è da poco uscito il diario di prigionia (Un mese e un giorno, B. C. Dalai). Così veniamo al punto: Pierpaolo Capovilla e soci non fanno canzonette, ma affrontano di petto la vita, con tutti i suoi spigoli, le sue insensatezze, le sue infinite ipocrisie. Nei loro accuratissimi testi – fra i migliori nel panorama del cantautorato italiano – trovano voce sia le questioni personali ed esistenziali (la solitudine, l'amore, la paura), sia quelle sociali (terzo mondo, catastrofi naturali, povertà). Privato e pubblico, intrecciati fra loro: si parla tanto di amore, cercato, perduto, desiderato, e al tempo stesso si chiama in causa Dio o si denunciano le spine dei nostri giorni.
Oltre alla già citata A sangue freddo, ricordiamo un Padre nostro violento, duro, ma a nostro avviso non blasfemo, in cui si invoca Dio di liberarci dalla malinconia, ma anche dal malaugurio, dai maldicenti, dagli ignoranti, dai terremoti, dalla fame. Un grido disperato, segno di sensibilità, di un dialogo comunque non interrotto, e infinatemente meglio dell'indifferenza, della superficialità o dell'apatia.
Da dove verrà? Rumore? XL? Sentire Ascoltare?
No: Famiglia Cristiana.
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Meno male che non è blasfemo, va'.