Il numero di maggio di Wired USA ha un guest-editor d’eccezione. J.J. Abrams, per chi non lo sapesse, è il creatore di veri e propri monoliti televisivi come Lost e Alias e quest’anno si è assunto la scomoda responsabilità di far risorgere uno dei franchise più triti e esauriti dell’universo cinematografico: Star Trek. In occasione dell’uscita dell’undicesimo capitolo della saga, Chris Anderson (direttore di Wired) ha dato le chiavi della rivista in mano ad Abrams per un mese, lasciandogli carta bianca su contenuti e collaboratori.
Questo Mistery Issue è una delle cose più interessanti che mi sono capitate ultimamente fra le mani. Come al suo solito, Abrams gioca con quelli che sarebbero i confini del mezzo con cui lavora (in questo caso il magazine) e li allarga, li dilata, li modifica. Nelle sue mani la rivista diventa un collage coerente e coeso di articoli, storie, fumetti tenuti assieme dal fil rouge del Mistero, la grande ossessione dello sceneggiatore americano.
J.J. scrive di suo pugno un articolo che è quasi un manifesto (qui) e compila una sua Top 10 di cose che lo ossessionano questo mese. Ma è il resto che rende questo numero di Wired imperdibile: c’è una graphic-novel di una pagina di Chris Ware, un articolo di Adam Horowitz (anche lui scenegiatore di Lost) su Nabokov, del graphic design di House Ind., un fumetto di Paul Pope sul Dr. Spock, e chi più ne ha più ne metta. Il tutto condito da decine di indovinelli, codici, enigmi da risolvere, sparsi fra un articolo e l’altro. Abrams invita i lettori a leggere e studiare molto attentamente la rivista, lasciando intuire di averci nascosto chissà quali segreti.
Di segreti io ancora non ne ho visti. Ma la rivista non riesco a metterla giù.
Intanto, per chi fosse curioso e avesse voglia di sentirsi raccontare un’altra storia da J.J., questo è la sua conferenza al TED dove racconta cos’è la scatola di cartone che potete vedere nella foto sopra e cosa c’è dentro.
Stavo giusto dicendo poco fa che non vedevo l’ora che qualcuno risolvesse tutta la baracca e mi spiegasse quello che c’era da sapere. Un po’ mi è passata la voglia.
Ieri mi sono imbattuto nel tumblr di un tizio che ha risolto tutti gli enigmi (non saprei ritrovare il link; prendete come un mistero da risolvere pure questo), che diceva che ci sono tipo una ventina di ‘alfabeti’ usati nei vari enigmi. Quando ho letto che per interpretare un enigma bisognava decodificare dei circuiti integrati ho smesso di leggere.