Alcuni stanno per uscire, altri non si sa, un paio non usciranno mai. Del resto, basta guardare il trailer italiano di Revolutionary Road subito dopo quello americano per capire immediatamente gli enormi problemi di questa nostra Patria. Ad ogni modo: vedeteli tutti.
My Winnipeg di Guy Maddin. Se non avete mai visto un film di Guy Maddin, state sbagliando. Ce n’è uno concepito come un peep show (e che in effetti è stato anche proiettato così, come un’istallazione, diviso in 10 parti da sbirciare attraverso 10 diversi buchi). Ce n’è un altro in cui Dracula ha i tratti asiatici e la storia di Bram Stoker è raccontata con un balletto. Ce n’è uno, formidabile, in cui il protagonista, che di nome fa Guy Maddin e di lavoro fa il pittore, ricorda l’infanzia su un’isoletta sperduta con una madre oppressiva che spia i figli con un cannocchiale dalla cima di un faro e un padre scienziato che ha scoperto il segreto dell’eterna giovinezza. E tutti questi film sembrano come dei film di un secolo fa, spesso sono muti o quasi, coi cartelli al posto dei dialoghi, con la pellicola che salta e l’emulsione rovinata e gli attori che recitano iperespressivi. My Winnipeg è l’ultimo film di Maddin e, in assoluto, uno dei migliori film del 2008. Tutto nasce da un documentario che Maddin dovrebbe girare su Winnipeg, sua città natale nonché luogo mitico di più di una sua opera. Il fatto è, però, che My Winnipeg è solo in parte un documentario. Ci sono teste di cavallo congelate, Madri Mitologiche, viaggi interiori, visioni surreali e, soprattutto, il tentativo del protagonista (che si chiama Guy Maddin) di risolvere alcuni nodi della sua infanzia proponendo alla madre (interpretata da una splendida Ann Savage) di mettere in scena e filmare alcuni ricordi traumatici. C’è il dvd regione 2 a 13 sterline. Vedetevelo.
The Wrestler di Darren Aronofsky. La domanda che avrei voluto fare ad Aronofsky in conferenza stampa al New York Film Festival ma che non ho avuto il tempo (o forse il coraggio) di fare è: perché? Poiché Aronofsky, lo si ami o lo si odi, ha aggressivamente portato avanti un’idea di cinema invasiva ed esagerata, sopra le righe e coraggiosa. Sfidando apertamente il fastidio più estremo (con Pi greco e Requiem for a dream) e il ridicolo (con The Fountain – L’Albero della Vita). Invece, adesso, col film che ha resuscitato il grandissimo Mickey Rourke e ha vinto il Leone d’Oro a Venezia, Aronofsky si placa, si fa da parte, racconta con misura una storia sobria e semplice e perfino banale e vista tante e tante volte. Non sappiamo perché Aronofsky abbia fatto un film così ma sappiamo che il corpo fisicissimo di Mickey Rourke, impastato dai postumi indelebili di una sbornia eterna, spazza via immediatamente qualunque dubbio residuo uno potesse avere sul fatto che le mille tiritere e le tante profezie digital-virtuali sul tramonto del corpo nel cinema postmoderno sono irrimediabilmente passé. Out-of-date. Roba degli anni novanta. I non-morti gommosi di Zemeckis (il cruciale La morte ti fa bella, A.D. 1992) dopo aver cercato la salvezza extra-corporea nei non-cartoni di Tarantino (Pulp Fiction, A.D. 1994), nella non-realtà di Weir (The Truman Show, A.D. 1998) e nella pulizia scarnificatrice dei Wachowsky Bros. (Matrix, A.D. 1999), sono venuti a pagare il loro debito karmico al cospetto del corpo faticoso e potente di Mr. Rourke. Amen. Non so se e quando uscirà in Italia. Voi vedetevelo.
Tony Manero di Pablo Larrain. Ha vinto il Torino Film Festival, dovrebbe uscire il 16 gennaio ed è bellissimo. Siamo a Santiago del Cile nel 1978. La polizia di Pinochet fa fuori gli oppositori del regime e La febbre del sabato sera arriva nelle sale. Raúl Perralta, un ballerino di periferia involuto e violento, fa di tutto per trasformarsi in una copia perfetta di Tony Manero. E ci riesce, in un certo senso. Un film durissimo e rigoroso e entusiasmante. Sarà uno dei migliori film del 2009. Sappiatelo e vedetevelo.
Lasciami entrare di Tomas Alfredson. C’è tanto rumore intorno a questo affascinante film svedese sull’amicizia o amore tra un dodicenne biondo e un(a) dodicenne vampiro. E, in effetti, è un film assai interessante ed emotivamente complesso e ricco di spunti. Forse si esagererà e si dirà che è un capolavoro. Voi, in ogni caso, vedetevelo.
Hunger di Steve McQueen. Un’opera prima portentosa dalla struttura spiazzante e ribelle. Hunger è un film durissimo che si consacra a un rigore formale assoluto (che si perde però in alcuni momenti della sequenza finale, sbagliati) e a una militanza politica che diviene cinema. C’è la cruda protesta dei detenuti/prigionieri dell’IRA. Ci sono i diciassette minuti di piano sequenza con la macchina da presa immobile. C’è il martirio di Bobby Sands, eroe cristologico della causa repubblicana. Ma c’è soprattutto l’annullamento dell’individuo nella lotta contro il Potere. Ancora corpi come strumenti di lotta (Wrestler e, paradossalmente, Tony Manero). Ovviamente, vedetevelo.
Synecdoche, New York di Charlie Kaufman. Lo sceneggiatore più famoso del mondo si mette dietro la macchina da presa. E ne esce uno dei film più deprimenti degli ultimi decenni. C’è un regista di teatro, Caden Cotard, la cui vita va a pezzi. La moglie lo lascia e si porta via la figlia. Strane malattie lo tormentano. L’ambiziosa opera teatrale che sta cercando di creare si avvolge su se stessa in una spirale senza via d’uscita. E qualsiasi relazione sentimentale in cui s’avventura è rovinata dalle sue mille ossessioni. Cotard, interpretato con catatonica grandezza da Philip Seymour Hoffman, condensa cupamente l’universo aporetico di Charlie Kaufman. La sua ricerca di sé, lungo geometrie cervellotiche senza via d’uscita, procede di pari passo col suo stesso annullamento: malattie improbabili e inspiegabili; sfaldamento di ogni relazione; disfacimento della famiglia; decesso delle persone care; vecchiaia; colpa; solitudine; morte. Un manuale surreale, nerissimo e deprimente su come farsi divorare da se stessi. Kaufman tenta un progetto grandioso e suicidale, colmo di idee fantastiche, momenti di incredibile bellezza dolorosa, paradossi esilaranti e masochistica inconcludenza. La spinta drammatica s’avvolge su se stessa e degrada, la risoluzione è infinitamente rimandata con energie sempre più flebili e la morte è l’unica risposta pensabile contro ogni forza drammaturgica. Un film che dimostra col suo stesso fallimento il fallimento dell’utopia creativa. Avrete bisogno di alcuni giorni per riprendervi dalla desolazione devastante che emana da Synecdoche, New York. Ciononostante, vedetevelo assolutamente, con qualsiasi mezzo.
Waltz with Bashir di Ari Folman. Dovrebbe uscire a giorni ed è una specie di documentario animato sul recupero doloroso di un terribile ricordo di guerra: il massacro di Sabra e Chatila. Ha momenti di grande interesse, ma è destinato ad essere sopravvalutato (come già sta accadendo), anche a causa della tragica casualità che lo porterà nelle sale proprio in questi giorni. Tuttavia, vedetevelo.
L’heure d’été di Olivier Assayas. Non si ha notizia di un’eventuale distribuzione in Italia dell’ultimo film del grande Assayas. E probabilmente non ci sarà nessuna distribuzione, come è accaduto a Boarding Gate, thriller cosmospolita con un’ Asia Argento da amore immediato; com’è accaduto a Les Destinées Sentimentales; com’è accaduto ad altre bellissime opere del regista francese. L’heure d’été è vicino all’Assayas più intimo, quello di Fin août, début septembre e di L’eau froide. Tutta la complessità emotiva ed esistenziale di una famiglia, della sua storia, dei suoi ricordi condensata nella fredda passione degli oggetti d’arte che riempiono la casa materna. Bellissimo, bellissimo. E’ il film meno cool della lista, visti i tempi che corrono. E, proprio per questo, dovete vederlo.
Buon 2009.
Quello che aspetto di più è ovviamente Synecdoche, che tanto se uscirà da noi starà nelle sale per 5 minuti. Di roba nuova non ancora uscita ho visto solo ZAck and Miri make a porno di Kevin Smith, che è il solito film di Kevin Smith: divertente (a tratti esilarante), volgarotto, un po’ melenso e non perfettamente riuscito.
[#9 l’ho vista ieri sera. Sta bene, vi saluta.]
Ah, volevo anche dire che la colonna sonora di The Wrestler l’ho curata io.
Waltz con Bashir, é molto bello, ma dopo 40 min inizia ad essere un po’ ripetitivo…
Synecdoche, New York e The Wrestler
li aspetto con ansia… la programmazione francese ha un che di aleatorio… Per esempio Slumdog Milionaire esce SOLO a fine mese…
Eazye
ma francesca dov ‘é..??
ah, ok. La Canzone è di alcuni anni fa, uscito chissà perchè (di sicuro ha aiutato la maggiore linearità del plot). Secondo me un Maddin minore ma pur sempre da vedere.
chiedo scusa, mi confondevo con la canzone più triste del mondo
a luglio, se non erro
my winnipeg è uscito?!
my winnipeg è uscito, in realtà
In “Hunger” c’e’ una scena con la telecamera fissa su uno che inizia a lavare un corridoio, e tu dici “non lo fa vedere mentre lo lava tutto”, e invece lo fa vedere mentre lo lava tutto. A parte questo, fighissssssimo.
Ho visto Soffocare, ma devo dire che non mi ha esaltato. Un film interessante e divertente ma nulla di più, secondo me. Forse è colpa del ricordo del romanzo – che mi era sembrato più feroce e cattivo (anche se anche quello non è il mio Palahniuk preferito).
Colgo l’occasione per dire che anche Margot at the Wedding – uno dei più bei film del 2008 – non è uscito in sala in Italia ma è uscito in dvd col titolo Il matrimonio di mia sorella.
Hai dimenticato “Soffocare”, tratto dal capolavoro di Chuck Palahniuk, e vincitore del premio speciale della giuria al Sundance film festival.. Dopo essere stato presentato anche a Locarno, doveva essere in Italia, il 3 Ottobre, è poi stato spostato a Novembre, ora pare che esca a Marzo.. ;)
Grazie per gli spunti..