martedì, 09/12/2008

Economie alternative per l’industria musicale

L’industria discografica è in crisi, lo sanno tutti. Sono anni che il mercato musicale cerca disperatamente di trovare rimedio all’emorragia finanziaria che l’ha colpito ultimamente, di solito combattendo crociate inutili contro la diffusione dei file in rete o rendendo i cd copy-protected in modo che le copie originali finiscono per funzionare ancora peggio delle versioni piratate.

 

Nell’ultima settimana, però, sono spuntate fuori un paio di soluzioni decisamente più creative. La Ashtmatic Kitty (etichetta di Sufjan Stevens) ha lanciato un’iniziativa bizzarra: per un numero limitato di ore, ogni nuovo cd avrà un prezzo particolare, basato sul voto ottenuto dal disco nella recensione di Pitchfork (più alto il voto, più alto il prezzo).

Ecco la spiegazione dettagliata.

The record industry has reeled in the wake of Radiohead’s decision to sell their album at a price determined by the consumer. Likewise, we here at Asthmatic Kitty have also had many internal discussions on pricing and value. How much is our artists’ music worth anyway? Who gets to determine that?

Sure, there’s been a lot of focus on you, the people who buy the music. But while we were reading Pitchfork’s review of Grampall Jookabox’s new album, Ropechain, we started to wonder: who’s thinking about the music critics here? Everyone is looking to the consumer for guidance on pricing in an Internet-driven world, but don’t music reviewers deserve some attention?

Today we are officially experimenting with what we call the Critic-Based Pricing Structure. Instead of selling Ropechain for our standard $10, or letting consumers pick their own price, we have let Pitchfork determine the price. Pitchfork gave Ropechain a 5.4. So, for the next 54 hours, Grampall Jookabox’s Ropechain album is available for just $5.40 (+S&H). That’s right, $5.40. Be part of this experiment by buying it. [#]

Io ho l’impressione che ci stiano un po’ prendendo tutti per il culo (voi che dite?), ma invece magari no, è un’idea geniale e oltre all’ovvia pubblicità iniziale per la sua bizzarria, funzionerà benissimo aumentando i guadagni dell’etichetta.

 

Anche perchè là fuori c’è anche chi ha idee ancora più assurde. Come quelli di Bopaboo, il mercatino online degli MP3 usati

Q. What is bopaboo?

bopaboo is an online marketplace that allows you to legally transfer and resale digital music. Unlike, peer-to-peer file networks – bopaboo never creates duplicates of your music.

Q. Why bopaboo?

bopaboo was founded as a legal secondary marketplace to enable consumers to have the ability to resale their previously purchased music. With bopaboo, you now can upload and sell your unwanted music and buy your favorite artist music from other consumers just like you. [#]

 

La domanda sorge spontanea: Ma questa cosa è legale? Che significato ha sostenere che Bopaboo non crea duplicati dei file, contando che la cosa è virtualmente inverificabile, e comunque tecnologicamente priva di senso?

Se l’è chiesto anche l’avvocato di Idolator, e il succo della sua dissertazione in aglo-legalese infatti è "non ha senso". Ovvero: questa iniziativa ha i giorni contati. Però è una bella idea, no? Chissà che a forza di pensarne di così strambe un giorno a qualcuno non venga in mente la soluzione per evitare il definitivo collasso del sistema che altrimenti -dicono- è solo questione di qualche anno…

 

 

Soudrtrack di indie-pop borghese:

The Submarines – You, Me & the Bourgeoisie (ZShare MP3)

 

3 Commenti a “Economie alternative per l’industria musicale”:

  1. utente anonimo ha detto:

    dotto’, so’ origginali Bitporte a 320kbps (Genna’ passami un po’ di quei maspeis rip)

  2. utente anonimo ha detto:

    All’Ashmatic Kitty con Sufjan Stevens gli conviene, ma col resto della produzione ho l’impressione che perderanno un sacco di soldi…

    .doc

  3. utente anonimo ha detto:

    Vendo mp3 usati, mai aperti. Sono come nuovi. Confezione originale.