Non è che io abbia niente contro le chitarre, anzi. Però, ogni tanto, non è bello ascoltare anche un po’ di musica suonata (senza laptop o piatti) che riesca ad essere clamorosamente rock -a tratti punk- senza fare uso di una sei corde?
Dei Don Turbolento e della loro soprendente proposta a base di synth e batteria, come qualcuno ricorderà, ho già parlato un paio di volte più di un anno fa, sulla scorta del loro sorprendente EP di esordio e di uno dei loro spettacolari live set. Nel mentre il duo bresciano ha pubblicato un LP omonimo che da queste parti è stato in heavy rotation per mesi, e poi abbondantemente passato sulle frequenze di Radio Città Fujiko e diventato ormai un appuntamento fisso sul dancefloor del Covo (di solito con la mia favorita, Take it up). Arrivato ormai in periodo di classifiche di fine anno, non posso non dare lo spazio che si meritano ai dischi che nei mesi hanno abbondantemente tenuto banco sul lettore ma, tra una cosa e l’altra, sono ahimè sfuggiti a queste pagine.
Uno spazio per cui in questo caso parlano le fantasiose soluzioni musicali trovate dalla band per tirare fuori dalla formula a due una varietà di sfumature di sorprendente freschezza. Tanto negli episodi più classicamente punk-funk (Spend the night on the floor) quanto nell’apocalittica cassa dritta a 8 bit di Jingo & Nina, tanto nei pezzi più atmosferici e spaziali (Snapshots) quanto nel pop cadenzato del manifesto IDWHYP Guitar e nell’acidissima e assai riuscita cover del classicone I wanna be your dog. Se fossero di Brooklyn sarebbero di certo già un piccolo fenomeno della scena indipendente mondiale; da noi non hanno ancora attirato l’attenzione che meritano, anche se il nuovo disco, in uscita a Gennaio, potrebbe cambiare le carte in tavola. Sempre senza chitarre.
[stasera i Don Turbolento suonano al Covo di Bologna. Indovinate un po’ chi sarà in prima fila a ballare]
Don Turbolento – IDWHYP Guitar (MP3)
Don Turbolento – Take it up (MP3)
Eravamo pochi, ma eravamo buoni. E’ stato un gran concerto.
“Se fossero di Brooklyn sarebbero di certo già un piccolo fenomeno della scena indipendente mondiale; da noi non hanno ancora attirato l’attenzione che meritano”
Parole sante, questa è roba da esportazione. Facciamoceli rivendere da Pitchfork, poi vedete come improvvisamente anche qua cominceranno a parlarne tutti….
“Non è che io abbia niente contro le chitarre, anzi. Però, ogni tanto, non è bello ascoltare anche un po’ di musica suonata (senza laptop o piatti) che riesca ad essere clamorosamente rock -a tratti punk- senza fare uso di una sei corde?”
NO.
No, io li metto domani, dopo il concerto di Fujiya e Miyagi.
Metti i dischi tu dopo?
Jingo & Nina rende eccome in pista !
Enzo! Secondo me in prima fila a ballare ci sara’ Enzo. O almeno, di solito c’e’ lui.
Sono una delle tue scoperte migliori.
Io!