Tra qualche ora il sottoscritto è in partenza alla volta di Milano, dove trascorrerà il weekend per incrociare un po’ di amici in occasione dell’imperdibile concerto dei Fleet Foxes (sabato 15 novembre, ai Magazzini Generali). Pare che tra il pubblico saranno presenti addirittura cinque tra gli autori di questo blog.
Dei Fleet Foxes, qualche mese fa, scrivevo:
A qualcuno ricordano il sound senza tempo dei Midlake, ad altri il folk americano elegante dei My morning Jacket, a qualcuno anche gli Animal Collective o gli Hidden Cameras, per la vena psichedelica e l’abbondante uso di cori; c’è chi ci sente un sacco di cose anni ’60 un po’ desuete (tipo i Byrds, gli Eagles o Crosby, Stills e Nash) e chi i recenti indie-heroes Band of Horses, loro concittadini e compagni di etichetta. Quando gli ascoltatori non riescono a mettersi d’accordo su quali siano le tue vere influenze, e quando il mondo musicale comincia a incensarti (9.0 su Pitchfork, Disco del mese su Mojo) anche se la tua band è interamente composta di giovani barbuti che indossano camicie di flanella, e il tuo disco d’esordio ha in copertina non una foto cool ma un dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, allora vuol dire che sta succedendo qualcosa di grosso. E infatti i Fleet Foxes sono qualcosa di grosso.
Le vie dell’hype sono strane e impredicibili, si sa. Ma la band capitanata da Robin Peckold non concede davvero niente alle mode ed ha attirato tanta attenzione su di sè solo ed esclusivamente grazie alle sue capacità. Canzoni splendide e senza tempo (la mia preferita, come sa chi ha ascoltato la fine della stagione di Get Black è il singolo White Winter Hymnal, una nenia che ti si incolla alle orecchie e che sembra qualche remoto classico dei Beach Boys cantato da un coro di monaci gregoriani), arrangiamenti antichissimi eppure modernissimi, e dei live -pare- straordinari (saranno in Italia il 15 Novembre, per una data unica a Milano).
Ma, soprattutto, la tranquillità e la classe di chi non deve dimostrare niente a nessuno, perchè è come se fosse sempre stato qui. [#]
Del loro live Matte, che li ha visti a New York a Luglio e, sull’onda dell’eccitazione, è tornato a vederli di nuovo il giorno seguente, scriveva:
Il concerto dei Fleet Foxes a cui ho appena assistito e’ stato semplicemente strepitoso, uno dei migliori (se non il migliore) dell’anno, senz’altro il piu’ emozionante. [#]
E se lo dice lui, che vede decine di concerti al mese nella città in cui passano tutti, c’è da fidarsi.
Se non bastasse, proprio ieri La Blogotheque ha pubblicato uno dei suoi concerts à emporter che ha come protagonista (di nuovo) la band di Seattle, che regala una splendida versione di Blue Ridge Mountain (aperta da Sun Giant) cantata e suonata all’interno di un’ala abbandonata del Grand Palais. Se non vi fidate di me o di Matte, fidatevi delle vostre orecchie.
Fleet Foxes – Mykonos (MP3) (ALT)
Fleet Foxes – He doesn’t know why (MP3) (ALT)
l’ala non é “veramente” abbandonata… secondo me gliela hanno messa a disposizione…
Eazye
Concerto da brividi, ieri sera. Le canzoni in solitaria bellissime, i cori davvero splendidi, l’atmosfera calda. Milano investita da un vento contemporaneamente vecchio e nuovo. Ci voleva.
MP
Fighissimi! Nion mancherò.
L.
..sembra la messa.
IL Gruppo peggiore del 2008.
Dr dog..bon iver..micah p hinson..altra roba.
che pacco.
Domani ci sarò!
“una nenia che ti si incolla alle orecchie e che sembra qualche remoto classico dei Beach Boys cantato da un coro di monaci gregoriani”
Definizione perfetta.
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