Quando avevo ancora un blog c’era un rubrica molto amata era quella in cui confrontavo arte antica e arte contemporanea rimarcando le somiglianze tra opere realizzate da artisti diversissimi e mostrando come ci sono lunghi fili tirati tra secoli e continenti. Sono influenze, suggestioni che ogni tanto riemergono, mai coincidenze.
Vorrei confrontare una ormai leggendaria installazione dello Studio Azzurro (loro sì che erano fighi mica quel cerebroleso di Cattelan) del 1984 Il nuotatore va troppo spesso ad Heidelberg (The swimmer) con La tomba del tuffatore, del 480-470 a.c. (Paestum, Museo Nazionale).
L’installazione più nota dello Studio Azzurro è il "Nuotatore" del 1984; in un grande ambiente sotterraneo in cui è stata costruita una piscina attraversata da una serie di monitor scorre l’immagine di un nuotatore. Lo spettatore che si trova all’interno di questa piscina assiste al va e vieni instancabile del nuotatore che attraversa gli schermi in successione. Nell’incessante andare e venire del nuotatore da un bordo all’altro della piscina, la ripetizione del movimento diventa ossessiva. Sul primo momento narrativo, ampio e disteso, quasi ipnotico, lungo l’intera fascia di monitor, si sovrappongono cento frammenti episodici, limitati ciascuno ad un solo monitor. Lo spettatore dovrà ricomporre le varie tessere della storia innescata e appena suggerita, chiamato ad investire l’intero patrimonio del suo immaginario. La sua condizione non è più quella dell’osservatore che assiste ad una rappresentazione, ma quella di vero e proprio attore, che agisce all’interno del racconto e ne decide lo sviluppo.
Nel video singolo, posto in testa alla "video/piscina", viene proiettato una sorta di film che propone sequenze di orologi segnanti differenti ore: ricordano i cronometri circolari che si usano nel corso delle gare di nuoto, ma in realtà sono manifestazioni evidenti dell’impossibilità di definire e stabilire il tempo di percezione, dell’opera e dello spazio.
Il "Nuotatore", diversamente dagli altri lavori dello Studio Azzurro, non è un’opera interattiva. Ma lo è invece lo stesso. Se spostiamo lo strumento della fruizione dal corpo all’occhio, ci accorgiamo che sono le molteplici possibilità di lettura a rendere interattiva quest’opera, e tutte le opere d’arte. "La Battaglia di San Romano" di Paolo Uccello, ad esempio, ha cambiato di significato, e quindi anche virtualmente di forma, grazie alle parole di Bernard Berenson che ci vide "una mischia di automi improvvisamente bloccatisi", quindi lo Studio Azzurro per filmare "il totale della battaglia", da quella frase del celebre critico ha trovato lo spunto per il proprio lavoro.
La tomba del tuffatore, è una delle opere dell’arte antica che mi ha più affascinato quando ancora studiavo all’Università. La figurina di questo antichissimo tuffatore mi è sempre sembrata anziché bloccata nel sarcofago estremamente viva e dinamica. Come se l’artista fosse riuscito a catturare l’anima di questo atleta. Nel sarcofago del tuffatore l’artista ha fissato un istante, il momento del tuffo dell’atleta, simbolo del passaggio dalla vita alla morte dice la didascalia sul mio libro, ma forse c’è qualcos’altro, qualcosa in più che non è facilmente descrivibile e che dà un fascino misterioso a questo pezzo.
Sia l’installazione dello Studio Azzurro che il sarcofago del tuffatore esprimono, a mio avviso, quello che è uno dei desideri più grandi dell’essere umano e cioè controllare il tempo. Per lo Studio azzurro questo si realizza spezzando in tanti monitor l’azione del nuotatore nella volontà di non perdere neanche un movimento, neanche un secondo di questa nuotata, mente nella tomba è fissato un solo istante, la tensione atletica tra il salto e l’entrata in acqua.
sarà, ma questo è uno dei post più inutili che abbia letto su questo blog.
Ero un grande fan di Art is always contemporary ed ero tra quelli rimasti tristi e perplessi quando il tuo blog da un giorno all’altro è scomparso… Bello ritrovarla su queste pagine!
In fatto di arte c’è sempre e solo da imparare,come dimostrano alcuni dei commenti che mi precedono..
.doc
ma non si diceva quinta liceo?
mi associo: cos’è, una tesina di quinto liceo venuta male (ma proprio male)?
Shakerare il tutto con la visione di “The swimmer” (1968) di Frank Perry, dal celebre racconto di John Cheever. Anche lì, controllare il tempo. Però è un’illusione amarissima.
bel post!
Cattelan?..ai posteri l’ardua sentenza
cmq nell’era dei furbi…la lezione l’ha imparata e applicata bene…a buon intenditor
cos’è, una tesina di quinto liceo venuta male?