C’è un blog che non mi dimentico mai di andare a visitare: Toys Blog. Questo sito che a uno sguardo poco attento e superficiale potrebbe apparire poco interessante offre a volte degli spunti di riflessione niente male e delle perle trash storiche. Per esempio tipo questa:
Il mondo dei Toys si è a torto o a ragione fatto strada di soppiatto nel mondo dell’arte contemporanea. Ci sono gallerie in Italia che si occupano proprio di promuovere questi oggetti d’arte come la Dorothy Circus Gallery di Roma. Nel gran marasma che spazia tra oggettini discretamente carini e veri e propri prodotti artistici, ho scovato due ragazze che usano la loro manualità assolutamente femminile per cucire giocattoli che farebbero impazzire di gioia Tim Burton.
Marina Bychkova é nata in Russia e realizza delle bambole di porcellana. Queste dolls sono caratterizzate da una sensualità e una dolcezza estremamente intriganti. Se fate un giro nella gallery del suo sito non potrete non rimanere affascinati dalla delicatezza e dalla estrema cura per i particolari che caratterizza queste bambole. Non solo i volti, i capelli, ma anche le mani, i piedi sono decorati con un’attenzione quasi maniacale. Tuttavia la cosa più interessante in questi oggetti sono le giunture. Le bambole sono perfettamente snodabili e sono capaci di eseguire tutti i movimenti degli esseri umani. Questo desiderio di mimesi con il corpo umano ha portato Marina ha inventare queste giunture super snodate e al tempo stesso delicatissime. La bellezza di queste dolls si fa ancora più struggente se le guardiamo senza vestiti, nude in tutta la loro bellezza e allo stesso tempo mostruosità che viene celata una volta che indossano i suntuosissimi costumi. Sono esseri che appartengono ad un altro mondo, come le Geishe che appartenevano all’Ukiyoe, il mondo fluttuante. Queste bambole non sono chiaramente fatte per le bambine, ma per persone adulte che saranno capaci di apprezzare la cura e la scrupolosità con cui sono state costruite.
Anastasia Ward costruisce delle sculture e dei pupazzi interattivi terrificanti che contengono un piccolo motore, un altoparlante, un microchip, un rivelatore di movimento (una volta urtati, i piedi e le braccia si muovono avanti e indietro). Le creature sono dei piccoli Frankenstein-giocattolo, costruiti all’interno e all’ esterno con parti di vecchi peluche o giocattoli elettronici e meccanici già usati. Questi piccoli mostri rinsecchiti mi ricordano non so perché il neonato sul soffitto a cui si girava la testa nel film Trainspotting, e per certi versi anche le opere degli immensi fratelli Chapman. Devo dire però che mi sento molto più vicini e familiari questi piccoli aggeggi tremolanti e brutti che non le perfette bambole-androidi di Marina Bychkova. Nel loro essere orripilanti e disgustosi conservano qualcosa di teneramente goffo e rassicurante, sono sicura che, come diceva la pubblicità di quando ero piccola, questi piccoli mostri troveranno qualcuno pronto a firmare il contratto di amicizia con loro.
purtroppo gran parte dell’interesse per i toys gravita esclusivamente attorno al mondo del vinile, che quasi sempre sfocia nel collezionismo da action figure
ma questi sono meravigliosi, orrendamente meravigliosi.