Un giorno scriverò un post, in cui vi spiegherò cosa vuol dire, nell’arco dello stesso giorno, svegliarsi con la schiena bloccata (una cosa che ti fa sentire non solo vecchio -quello ti ci senti già dalla venerabile età di anni sedici- ma anche incommensurabilmente accidentale, se capite cosa intendo) e, dopo esserti fatto tutto il giorno di antidolorifici anche solo per riuscire a muoverti, ritrovarsi dentro a un Covo quasi sold-out davanti a tre ragazzetti di Liverpool che fanno ballare e saltare una folla di coetanei numerosa centro volte tanto con il miglior british jangling pop di questo anno domini 2007.
Un giorno vi spiegherò la sensazione di right here right now che può prendere una persona in una situazione del genere, in cui, mentre assiste al concerto dei Wombats da solo nella folla stando ben attento a non farsi urtare troppo dai ragazzetti scalmanati, si rende conto che quello a cui sta assistendo è un momento in qualche modo epifanico, che fotografa una promettentissima band nel momento esatto in cui è ancora così inesperta e entusiata da fare un set sudato e spontaneo (3 singoli e un’invasione di palco solo tra i primi 5 pezzi) e non abbastanza nota da riempire del tutto il locale, prima di decollare definitivamente o di scomparire nel dimenticatoio con un secondo disco calcolato e trascurabile.
Un giorno forse avrò una risposta al perchè continuiamo a esaltarci per ragazzetti ventenni che fanno casino con le loro chitarre, snocciolano canzoni con riferimenti culturali da terza media e si profondono nell’ennesima ripetizione di un modello musicale abusatissimo con minime (se non nulle) variazioni, e ciononostante noi non possiamo fare a meno di essere lì, e di battere il piede a tempo anche se la schiena fa malissimo, il moshpit ti spinge indietro rischiando di spezzarti a metà, e diversi volti nella folla ti ricordano gli adolescenti brufolosi che ti ritrovi dall’altra parte della cattedra, un paio di volte a settimana .
Un giorno smetteremo di rischiare la salute per assistere a concerti rock’n’roll di band che non cambieranno la storia della musica e forse neanche la storia della serata, in cui ventenni scalmanati ballano davanti ad altri ventenni scalmanati che cantano di scalmanarsi e ballare e innamorarsi e andare a vivere a New York.
Questo giorno, però, deve ancora arrivare.
Non mi avrete, non ancora.
The Wombats – Let’s dance to Joy Division (live @ Astoria) (MP3)
The Wombats – Moving to New York (live @ Astoria) (MP3)
The Wombats – Lost in the post (live @ Astoria) (MP3)
Bonus:
The Wombats – Moving to New York (acoustic live @ Planet Claire) (MP3)
Moving to Bologna, following the Radio Maps
[..] Quando la settimana scorsa Jonathan Clancy, già valente voce di Settlefish e A classic education nonchè pilastro della redazione musicale della cugina Radio Città del Capo, mi ha segnalato -sapendo quanto mi piaccia lo scalmanato g [..]
ciao. c’ero anch’io (seduto in disparte con le stampelle) e ti dirò che sono perfettamente d’accordo con te.
un saluto da tom
sono io al #6, intendo tutta la serie, non quello in particolare, anche perche’ in effetti quello li non fa ridere.
non c’entra nulla con i wombats, ma se puo’ alleviarti la malattia…
http://www.wellingtongrey.net/miscellanea/archive/2007-10-29–greyhound-vs-amtrak.html
Se al Rocket ci fosse stato un palco al posto di un tappeto di legno sono sicuro che i tre avrebbero fatto stage diving, da quanto si stavano divertendo!
marco
in molti locali dovrebbero mettere cartelli del tipo “qui è vietato prendersi troppo sul serio e tentare di cambiare la storia della musica”
grazie per le altre versioni di moving!
ink, sei ancora gggiovane. ne riparliamo tra 6-7 anni. io, per dire, ho praticamente smesso. quasi.
è commovente sta cosa dei ventenni
j.mascia
Backpain @ the Covo
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