C’era una volta The O.C..
Erano i primi anni del nuovo millennio, e dopo l’ingenuità so nineties di Beverly Hills 90210 e i piccoli intellettuali logorroici di Dawson’s creek, noi spettatori completamente fuori età ma evidentemente non privi di un curioso mix di masochismo e conti mai chiusi con la nostra adolescenza avevamo bisogno di un nuovo teen serial a cui appassionarci.
Dal nulla spuntò fuori The O.C., una serie in cui il co-protagonista nerd ma hipster si dichiarava fan degli allora ignoti ai più (ma non a noi) Death Cab for Cutie, in cui fumetti fighissimi e film d’azione giapponesi venivano namedroppati con un’inquietante frequenza e in cui in una puntata della seconda serie suonavano nientemeno che i Modest Mouse. E nonostante l’infima qualità della sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi vergognosamente monolitica, ci volle poco per farci cadere vittima delle vicende di Seth, Marissa e compagnia.
Ora, dopo una manciata di anni (il tempo di far passare l’hype, e far annegare la serie in un finale squallido e inglorioso), il suo creatore Jason Schwartz è tornato con una nuova creatura catodica pronta a trovare il suo posto nel sempre ricco pantheon dei serial generazionali.
La serie si chiama Gossip Girl, ed è qualcosa di molto simile a un incubo.
Se The O.C. vi sembrava fatuo e irreale, se vi irritava l’ambientazione lussuosa e patinata e le trame da lobotomia frontale, e se eravate oltremodo infastiditi dal disinvolto uso di musica di nobili origini come sottofondo a vicende tanto dementi, allora non provate neanche ad avvicinarvi a Gossip Girl. La ricca prole degli abitanti della contea californiana è stata sostituita dall’ancor più ricca (e assai più stilosa) prole degli abitanti dell’Upper East Side di Manhattan (con puntate alla più lontana -e ora trendyssima- Williamsburg, a Brooklyn), al posto delle spiagge ci sono le strade della Grande Mela, e il punto di vista non è più quello dell’outcast che nasconde un cuore d’oro Ryan Atwood, ma quello della fantomatica voce narrante che racconta le vicende dei personaggi sul suo blog Gossip Girl. [Sì, ho detto proprio blog. O tempora, o mores].
La storia è, se possibile, ancora più vacua di quella di The O.C.: feste, tradimenti, risse, blande storie di rivalsa sociale, genitori interpretati da attori che sembrano più giovani dei loro figli e melodrammi da 4 soldi che si esauriscono nel giro di 40 minuti. Come se non bastasse, c’è anche una qualche pretesa oltremodo cialtronica di farsi portavoce di uno zeitgeist in cui «You’re nobody until you’re talked about», che, al di là degli ovvi significati diretti agli spettatori in età appena post-puberale, potrebbe portare a captatio di nicchia (e, contemporaneamente, a vette di trash) decisamente sapide, fatte apposta per il pubblico più scafato (e adulto) che -sotto le mentite spoglie dell’occhio ironico e del guilty pleasure- sguazza in questo genere di serie.
E c’è anche la musica (sempre selezionata dall’influentissima Alexandra Patsavas), che è sempre (più o meno) la nostra: la prima puntata parte con le note di Young Folks di Peter, Bjorn & John, e più avanti si sentono Who made who, Feist, e The Bravery; senza però dimenticare che Pitchfork già da un po’ ha sdoganato il pop commerciale, e che quindi un Justin Timberlake o una Rihanna sono ovviamente scelte irrinunciabili, che finiscono per risultare ancora più snob dell’artista indie di turno.
Riuscirà questo ennesimo passo verso l’abisso del nulla adolescenziale a competere con i classici del genere e a conquistarsi un post nel cuore delle varie fasce di età a cui mira? O è materiale buono solo per un post cerchiobottista che descrive con sguardo ironico e finamente distaccato qualcosa che evidentemente coinvolge anche lui? Ma poi, alla fine, ce ne importa davvero qualcosa? Solo il tempo lo dirà.
You know you love me,
Xoxo,
ink
A mio parere può essere interessante, se ovviamente non lo si paragona a telefilm molto più intelligenti e meno “stilosi” come dite voi.
Visto che sono un’adolescente, penso di poter un attimo dire la mia. Sarò propabilmente una delle poche che ha evitato (a dir poco) di vedere The O.C., che mi risultava estremamente noioso. Eppure, la stessa impressione non mi è giunta guardando il primo episodio di GG. Forse andando avanti nella serie mi stancherò di canne, festini, risse e stupri.
Ma per ora… lo ritengo degno di un briciolo di interesse.
O.C. ancora più snob, più vuoto, più musicalmente ruffiano, più inverosimile e con la voce narrante: basta, forse è il momento di finirla con le serie adolescenziali.
(per caso si *trova* anche coi sottotitoli?:D )
Gossip Girl è brutto e tediosissimo, ma forse la colpa sta nella serie di romanzi per pre-teen da cui è tratto: l’autrice potrebbe aver firmato un contratto di ferro, secondo cui non ci si può allontanare più di tot dalla “sua” trama, caratterizzazione etc (un po’ come è successo a Federico Moccia).
Chuck fa ridere, gioca in modo molto più libero con la narrazione e lui ha perfino il culo alto.
– violetta –
Ma no! Deve essere un telefilm eccezionale! Mi è anche dato l’idea di cosa fare con tutti i pettegolezzi della mia ridente cittadina…non saremo stilosi e glamur ma gli inciuci piacciono un po’ a tutti…
Dopo Beverly Hills 90210 c’è il nulla.
A me sinceramente anche solo il titolo “gossip girl” mi ispira così poca fantasia che l’ultima cosa che voglio fare è ritrovarmi sul letto a guardare un’altra serie-pacco, rimpiangendo i tempi passati all’edicola a comprare le figurine dei Walsh&friends.
ceci
“anche l’eroina é una gran droga”: Dario sempre più maitre a penser… :P
Vergogna!
Da questa recensione, lo shojo che danno su mtv (Nana) e’ un capolavoro
di intreccio e di tematiche.
Eppure ink manca sempre la replica del sabato pomeriggio comoda in fase digestiva postprandiale solo perche’ non e’ abbastanza cool per i suoi standard :-)
dr.shoum
JOSH schwartz (non è che lo sapevo, giuro, ho cercato su imdb per essere sicura che si parlasse della stessa persona) nel frattempo ha tirato fuori anche Chuck, che almeno dai primi tre episodi sembra molto più bellino e accattivante dei due qui citati (benché anche questo ammicchi spudoratamente agli indiespettatori, nei soli primi tre episodi abbiamo shins, new pornographers, band of horses, spoon e attenzioneattenzione, una spassosissima citazione da lost), e soprattutto ha una trama più divertente e originale
insomma, dopo la cancellazione di OC per noia totale pensavo che qualcosa avesse imparato quell’uomo, e invece..
a questo punto attendo uscita natalizia di dizionario sulle serie televisive adolescenziali. altro che il Mereghetti
Per fortuna che mi sn fermato a Brandon Walsh…aborro tutti i serial!!..anche l’eroina é una gran droga ma ho sempre preferito evitarla!!…per principio diciamo..
Dariella.
Ammetto di non sapere niente di televisione, ma ho la sensazione di essere stato fortunato ad aver passato l’adolescenza guardando le serie a cavallo tra ’80 e ’90 (e le repliche di quelle dei ’70).
Se avessi quattordici anni oggi, dopo due puntate penso che sarei crack dipendente.
ciao,
e.
concordo con enver, giù le mani da Justin Timberland!
come si può fare per ridoganare certe cose?
Da guardare in pausa pranzo è meglio di Beautiful…Fantastico a dir poco!