giovedì, 01/02/2007

Salvare capra, cavoli e industria musicale

Ormai lo sanno anche i sassi, il mercato discografico è in crisi, e i dischi non si vendono più. Costano troppo, spesso sono dotati di sistemi anticopia che rendono impossibile l’ascolto sulla maggior parte dei lettori, ci sono tantissimi modi per ottenerne la musica in maniera alternativa, senza spese e forse più comoda, e si diffonde sempre più l’idea secondo cui la musica è quasi un diritto, impalpabile, passeggera e gratuita come l’aria che respiriamo. Quello che si compra è un supporto che la ferma nel tempo e la custodisce in una bella confezione da mettere in fila accanto alle altre, oppure un’esperienza, quella del concerto, che la rende viva una tantum nelle mani di coloro che l’hanno creata, e ce la fa condividere con i corpi che ci circondano nel buio della platea. Non si tratta di decidere se sia giusto o sbagliato, bello o brutto; le cose ormai stanno così.

Se la musica è di tutti, e quello che si vende sono il disco o (soprattutto) il concerto, l’unico mezzo con cui l’industria discografica può salvarsi dal fallimento è probabilmente quello di combinare i due prodotti, facendo in modo che il supporto e l’esperienza si vendendano l’un l’altro. Oltremanica e oltreoceano se ne sono già accorti da un po’; ecco quindi i live in-store (come quelli organizzati proprio in questi giorni in giro per gli States in occasione della pubblicazione del nuovo disco degli Shins), concerti di ridotte dimensioni organizzati dai negozi in cui l’accesso è consentito solo contestualmente all’acquisto del disco (previa prenotazione, di solito). Ma ci si potrebbe spingere ancora oltre, immaginandosi inediti pacchetti Disco + Concerto che consentano di risparmiare non poco rispetto alla somma dei prezzi separati e che, adeguatamente incentivati, portino più frequentatori di concerti all’acquisto del disco e più acquirenti di dischi ai concerti.

Pensateci: e se il concerto della promettente indie-band svedese invece di costare 8 euro ne costasse 16, ma all’ingresso vi dessero anche il loro ultimo disco (o un EP a tiratura limitata con inediti e qualche cover appetitosa)? E se il cd del combo punk-funk newyorkese costasse 25 euro ma comprendesse un biglietto per una delle date italiane a vostra scelta (magari una data unica con pochi posti disponibili, come quegli insopportabili showcase milanesi a cui spesso e volentieri si limitano molte delle band più interessanti che ci sono in giro)? Non sarebbe una combinazione che fa guadagnare tutti (o, al limite, semplicemente una brillante strategia di marketing)?

Ovviamente non tutto è così facile. è chiaro. I concerti sono organizzati dai promoter o dai locali, mentre ai dischi pensano invece etichette e case discografiche, e le due cose, per quanto possa sembrare assurdo (perchè -pensateci- è assurdo), non sono affatto collegate, e coinvolgono attori, tempi e regole completamente diversi. Con le major e le grandi produzioni al momento c’è poca speranza, ma le piccole etichette, se lo volessero, potrebbero facilmente tentare questa strada, e scoprire se paga davvero.

Secondo voi si può fare? O da noi cose del genere non possono funzionare?

[Ma non ho proprio niente di più importante a cui pensare?]

39 Commenti a “Salvare capra, cavoli e industria musicale”:

  1. 0ss0 ha detto:

    Penso che per i libri sia diverso…

    E’ tutto un altro discorso…non sono fruibili come la musica…

    Quando finalmente l’industria si deciderà a vendere cd a prezzi ragionevoli e smettere di guadagnarci così tanto, allora magari il mercato risorgerà. Penso sia possibile, altrimenti perchè i cd dei 99posse o dei Giardini di Mirò non costano così tanto, giusto per fare due esempi?

    Ma anche l’idea del concerto+cd per uan data qualsiasi italiana non è male, di certo, così, non s’arriva da nessuna parte, se non alla disfatta…

  2. fooosco ha detto:

    rimando qui per un'(altra) alternativa.

    inoltre credo personalmente che se il cd e i libri non sono ancora scomparsi è più per una sorta di feticismo consumistico che per le ragioni “profondamente” sentimentali di cui parla mario.

    Se ascolti musica e leggi libri ti interessi al contenuto, non al contenitore: quest’ultimo è roba da collezionisti..

    Lo dico nonostante abbia una discreta biblioteca: se potessi convertirla senza troppi sforzi in qualche formato digitale, immediatamente consultabile, rapido, utile, non deperibile, scambiabile, me ne disfarrei subito, senza dubbio.

  3. MucoMarx ha detto:

    Sono molto confuso, ma credo che lo scenario del futuro sarà quello tratteggiato nei commenti #19 e #26.

  4. galloz ha detto:

    E se il discoin vendita è un live del concerto?

    appoggio comunque la inkiostro-mozione.

  5. utente anonimo ha detto:

    libri? cosa sono ‘sti libri?

  6. utente anonimo ha detto:

    sempre più fuori tema, insisto: per me invece i CD rimarranno insostituibili per ragioni assimilabili a quelle che hanno sorretto la persistenza dei libri, che non sono pratiche, ma affondano la loro origine in sentimenti più profondi di quanto si pensi

    nel mio caso attualmente acquisisco in un dato lasso di tempo un numero di albums e canzoni impressionante e imparagonabile a qualche tempo fa. in formato mp3, è vero.

    ma nel frattempo il n° di cd acquistati è rimasto più o meno uguale. più o meno.

    esiste un’affascinante pulsione umana a desiderare l’oggetto supporto: una lista impalpabile su un display lcd non soddisfa tale pulsione

    e infatti la prova , almeno per me, è che se mi proponessero di commutare tutti i comodissimi mp3 che ho in cd accetterei al volo

    mario

  7. utente anonimo ha detto:

    Il libro non è sparito perché se ci pensi è l’oggetto tecnologicamente più avanzato che esista: non ha bisogno di pile, hai accesso all’informazione in maniera immediata e pratica e via discorrendo. Il cd non ha niente di più e forse qualcosina in meno rispetto agli emmepitre. Quindi faticherà sempre di più a meno che non si differenzi. Blutarsky

  8. utente anonimo ha detto:

    anche dei libri dicevano che sarebbero spariti

    mario

  9. utente anonimo ha detto:

    fare un cd bello, di grande musica, con un booklet all’altezza e magari anche con del materiale multimediale che possa giustificare i 12 (massimo) euro spesi no eh?

    Junkiepop

  10. utente anonimo ha detto:

    consiglio the wealth of networks di yochai benkler e il fondamentale the long tail di chris anderson

  11. utente anonimo ha detto:

    inkiostro chiedeva chi l’ha già fatto.

    la risposta è che nonostante la mia giovane età ricordo la steve rogers band nei primi anni 90, raf nei tardi anni 90, grignani negli ultimi due album.

    non sono grandi nomi ma non sempre chi fa musica buona ha buone idee. e viceversa.

    la parentesi è che da sempre con i mickey eats plastic c’è questa idea e appena ci saranno disco nuovo e live adeguato, faremo così perchè è un progetto che ci piace.

    per il momento abbiamo fatto così con i primi demo, e per chi non guadagna certo dai live, è un bell’impegno.

  12. utente anonimo ha detto:

    Se non vado errato Prince con il suo ultimo album venduto online ha fatto proprio una cosa simile: se andavi al concerto ti davano l’album, se compravi l’album potevi andare a una data del tour.

    Spiegato come un bambino delle elementari, ma penso chiaro.

    Non ho tempo per documentarmi e lasciare un link, ma se qualcuno ne sa di più o avesse voglia di verificare…

    J-

  13. utente anonimo ha detto:

    Inkiostro, la tua domanda mi sembra interessante, e più che altro sarei curioso di sapere cosa risponderebbero quelli delle etichette indipendenti. Ci hanno mai pensato? Ci hanno mai provato? Sanno già che non funzionerà e il perchè?

    Qua tutti hanno commentato con cose chi più chi meno sensati, ma nessuno che ne sa risponde. Se fossimo alle superiori, sarebbero tutti fuori tema…chi se ne frega se il cd morirà (ma và..che notizia!) e se per i gruppi che non fanno live questo discorso non vale (mi sembra ovvio….del resto non mi sembra che Inkiostro stesse ipotizzando che da domani lo facciano tutti), la domanda era un’altra, e nessuno risponde. Forse perchè io non ho le competenze per rispondere e chi ce le ha e ti legge tace.

    Il problema, mi sa, è più l’ultimo punto del post…se sono gente diversa forse non si metteranno d’accordo mai..

    .doc

  14. utente anonimo ha detto:

    ce la posso fare, ci riprovo,

    il vinile non morirà, forse il cd si, forse ne faranno sempre delle piccole tirature, il futuro della musica è l’mp3 a pagamento, NOI (e per noi intendo i 20/30 enni di oggi) siamo la generazione di passaggio, nerd incalliti dal souleek facile, i ragazzini crescono con il cellulare con gli mp3 dentro, le minicasse attaccate alla cintura e la nozione che con un euro scaricano un brano (dal cellulare, da itunes, dai cornflakes) e questo è molto + PRATICO ed IMMEDIATO di qualunque p2p. Su questo vinceranno gli mp3 a pagamento, sono sicuri, hanno la preview, sono subito disponibili. Oltre ovviamente al fatto che trovo GIUSTO pagare un mp3 se il brano che hai ti piace. Tutto il discorso di disco vincolato al concerto lo trovo limitatissimo alle band indie o che suonano molto o non su major o non famose o non … insomma chi produce dance? chi vuole dei dischi mixati bene con un budget dietro? come farà a rientrare delle spese? con il live? e chi non fa live? e chi ritiene il live qualcosa di scollegato dal disco? o rivisita i brani in maniera vistosa fra disco e live? e chi proprio grazie al disco, porta la gente ai propri concerti? senza disco come ce la porta?

    (ovviamente tutto ciò che ho appena detto è ASSOLUTAMENTE SOGGETTIVO, ovvio …)

    Pasta

  15. medo ha detto:

    Comunque questo tuo post, Ink, con quella domanda finale… Cioè: sembra una indagine di mercato.

    Ti chiederei chi te l’ha commissionata, ma tanto vivi in una città dove ormai la musica passa in due locali gestiti dalle stesse persone, quindi non è una gran domanda. E poi chi vuoi che si interessi a qualcosa di realmente utile e innovativo in italia? Bah.

    Giusto tu.

    Ehi: vorrai mica mettere su una impresa con questo “post che sembra una indagine di mercato”?

  16. medo ha detto:

    L’industria discografica deve fallire. Poi ci penseremo. Poi ri-penseremo.

  17. rafaeli ha detto:

    oppure famo il cd che funziona pure come ferro da stiro e come rasoio da barba.

  18. utente anonimo ha detto:

    la foto dei cd in pila a ventaglio dove l’hai presa?

    la trovo straordinaria, di gran classe

  19. utente anonimo ha detto:

    certo. il mio era un’esempio (che mi hai confermato) per dire che giá c’e un’atteggiamento positivo verso questo tipo di cose a prescindere dal pacchetto pre confenzionato. La riuscita della cosa, cosí come l’ipotizzi tu dipende al 90% dal prezzo. Se diventa una cosa contorta dove in troppi devono mangiargi con conseguente aumento eccessivo del prezzo, torniamo allo stesso problema di prima.

  20. utente anonimo ha detto:

    bruce springsteen box set + concerto = pomata per il buco del c.

  21. utente anonimo ha detto:

    io credo che l’accoppiata cd/concerto sia effettivamente applicabile solamente a showcase di presentazione come nel caso citato e non per molto ancora vista la crisi definitiva del formato cd alle porte. in crisi quanto i live e l’industria discografica in genere, del resto. perchè ora i live sono veramente troppi e il pubblico mai abbastanza per tutti. c’è un ritorno del vinile per cultori e addetti ai lavori e presumo che per il resto in un futuro prossimo sarà la vendita di mp3 a tenere banco, con relativo passaggio su ipod e simili a sostituire autoradio e lettori cd negli impianti casalinghi e non solo. o quel che sarà visto che sui formati sei di sicuro più aggiornato di me. gli scenari che si aprono sono molteplici, ma come al solito non credo che arriveremo ad un mercato più equo e maturo.

    chris/bronson

  22. inkiostro ha detto:

    Sì? Chi l’ha fatta?

  23. utente anonimo ha detto:

    per fortuna questa del concerto+cd è una cosa vecchia in italia.

    non sempre all’estero ci sono novità.

  24. utente anonimo ha detto:

    volevo esprimere il mio pensiero a riguardo ma è così lontano da quello che state dicendo qui che mi è venuto maltidesta.

    :D

  25. onanrecords ha detto:

    Credo si possa fare, ma il rapporto frequentatori concerti/acquiranti dischi non è certo simile.

    Anch’io credo che ormai la partita la si possa giocare “solo” live. E’ inevitabile che torneremo ad avere artisti la cui ricchezza sarà legata al valore delle performance. Un po’ come accade per gli attori di teatro. Sarà in un qualche modo la fine della mega star da milioni di copie. Uno scenario molto diverso. Interessante

  26. codyallen ha detto:

    Poche palle. Il possesso di un CD ORIGINALE e’ legato ad un sogno, un amore, un’esperienza che si vuole custodire con dedizione. Fisicamente. Da poter prendere, guardare, suonare ogni volta che ne sentiamo la mancanza o ci sentiamo chiamare da un ricordo o un’emozione. Il resto e’ fuffa. Essere cosi’ innamorati da pretendere di comprare 20 cd a settimana e’ fuffa. Roba per download.

  27. codyallen ha detto:

    L’idea in Italia l’ha gia’ messa in pratica Elio da un piao d’anni ormai. Personalmetne preferisco pagare poco/niente ai concerti e essere libero di comprarmi il cd. (metta che il concerto mi faccia schifo, per dirne una…)

  28. subliminalpop ha detto:

    Per questioni economiche compro pochi CD, ma se mi dessero una possibilità come quella che proponi, di certo sarebbero molti di più.

    Rimane il fatto che gli ingressi andrebbero differenziati, perchè se qualcuno il disco se l’è già comporato ?

  29. utente anonimo ha detto:

    no, preferisco che certi concerti continuino a costare poco, e che la scelta di investire altri soldi nel gruppo attraverso il merchandise (tee shirt, cd, ep, spille, varie ed eventuali) sia a discrezione del pubblico.

    è come nei locali: meglio l’ingresso libero che a 7 euro con consumazione obbligatoria compresa. tanto seil posto mi piace a bere mi ci fermo di sicuro.

  30. boll ha detto:

    non è una cattiva idea.

    nel mio piccolo, e nel piccolo “italiano”, sono completamente a favore delle sottoscrizioni popolari, di aiuola dischi, dell’amico immaginario, ad esempio.

    anche quelle, andrebbero sponsorizzate…

  31. Disorder79 ha detto:

    L’idea è buona e a livello indipendente potrebbe esser realizzabile, se come dice Polaroid la band spinge in questa direzione (peccato che politiche tipo “compra il cd e avrai l’ingresso al concerto” in Italia le hanno fatte solo gente come Grignani e D’Alessio, se non sbaglio). Però effettivamente, se a me l’oggetto cd interessa ancora e sarei ben disposto, per molta gente che frequenta concerti non è così. E alzare obbligatoriamente (ancora?) il prezzo del biglietto di molti euri non è il massimo (quindi sì all’ep limitato con un rialzo di prezzo minimo).

    Per quanto riguarda l’OT degli Shins, esperienza personale: non potendone ascoltare qualchepezzo dai blog, l’ho “ascoltato” tutto da un’altra parte e ora i miei soldi non li avranno per principio (magari finanzierò invece qualche band che oltre alla data milanese fighetta se ne fa altre in giro). Bella strategia.

  32. blutarsky82 ha detto:

    Volevo dire “compra tre ciddì online e ne puoi avere uno gratis in negozio”. Una roba così insomma…

  33. blutarsky82 ha detto:

    Forse – ripeto: forse – alla Emi si occupano anche della parte concerti. Ma non essendone completamente sicuro, non approfondisco la questione. Ciò detto, l’idea di cui parli è molto interessante e – credo – funzionerebbe anche in Italia. Parallelamente, incentiverei il download legale e l’acquisto fisico con strategie del tipo “compra tre ciddì online e ne puoi comprare uno su Internet” (così, giusto per dirne uno…). Naturalmente, lo scoglio sono da una parte i sistemi anti-copia e dall’altra i DRM.

  34. utente anonimo ha detto:

    per me la condicio sine qua non è che debba rimanere la possibilità di acquistare il disco da solo ovvero il biglietto del concerto da solo

    altrimenti perché dovrei pagare di più per un disco se non ho voglia o non posso andare al concerto e viceversa ?

    dunque la risposta è sì, sarebbe bello, ma con talmente tanti problemi pratici che, almeno prima facie (ma devo tornare a cose più importanti a cui pensare…), mi sembra impossibile

    mario

  35. isbn ha detto:

    l’idea, vista con l’innocenza del consumatore che cerca in ogni modo di difendere e salvare un prodotto al quale è legato, è buona. anzi, perfetta. ma a molti l’album proprio non interessa più, una mutazione. io non spendo soldi per dischi ma ne ‘sperpero’ in quantità industriale per i live, anche concerti di gruppi che hanno fatto una sola canzone che mi piace. ma ‘loro’ hanno capito anche questo, come funziona adesso…e i prezzi per certi concerti sono proibitivi. un mercato del genere si distrugge e si ricostruisce. non si ristruttura

  36. utente anonimo ha detto:

    Uhm, si tratterebbe di far lavorare su un’idea comune persone che spesso sono abituate a sentirsi in competizione fra di loro (anche quando non lo sono) e a cui di solito non va di dividersi meriti con nessuno. Prova a immaginarlo applicato concretamente qui da noi.

    Comunque credo che non sarebbe irrealizzabile, ma bisognerebbe lavorare “porta a porta” e soprattutto l’iniziativa dovrebbe partire dalla band, fortemente motivata e consapevole.

  37. inkiostro ha detto:

    _Hotellounge, anch’io faccio sempre come te, e i cd comprati ai concerti al momento sono sicuramente almeno il 50% dei miei acquisti discografici (l’altro 50 sono acquisti via Internet; quasi niente più negozi -per quanto sia triste-, troppo cari). Quello che mi chiedevo in questo post però, va un po’ oltre: e se, in determinate occasione, il disco e il concerto fossero venduti (solo, o anche) in bundle, a priori?

    _Junkiepop: dei Shins, di Web Sheriff, della politica degli advance e dei link agli mp3 sui blog torneremo a parlare, ho una pippa mentale bella lunga e articolata anche su quello.. :

  38. utente anonimo ha detto:

    ot a proposito di shins, in questi posti si è parlato (stragiustamente) delle negligenze e delle imbecillità dell’industria discografica nella promozione del proprio prodotto.

    Ne vogliamo parlare che questi qui (o chi per loro) sono tra i pochissimi che girano a far rimuovere in giro i loro mp3? (con te sono almeno tre siti a me noti che subiscono lo stesso trattamento)

    (e pertanto almeno personalmente sono boicottati dal mio blog/mblog/quellocheè anche e soprattutto a livello di discussione)

    Junkiepop

  39. Hotellunge ha detto:

    Anch’io credo che il concerto sia ormai il vero campo su cui una band debba giocarsi la propria partita. La cosa non mi sembra neanche così scandalosa visto che il privilegio di poter vivere di quanto ricavato dalla propria arte è già di per sè un guadagno enorme. Per quanto mi riguarda sono naturalmente portato a spendere qualche euro in più nelle serate che la band di turno ha contribuito a rendere speciale: se il concerto è stato bello, compro volentieri una t-shirt e ultimamente gli unici cd che acquistato sono proprio quelli dei banchetti di fianco al palco, perchè costano molto meno, perchè si ha l’occasione di fare due chiacchere con i musicisti (perchè spesso se li vendono da soli) e perchè vedere il sudore che sgocciola dalla fronte del batterista mi fa pensare che effettivamente quei soldi se li sono meritati.