«Com’è andato il viaggio? Riuscirai a scrivere un pezzo appassionante che analizzi a fondo la perversa ma innegabile relazione tra celebrità e mortalità? Il tuo racconto illustrerà il modo in cui la società rende affascinante la morte al fine di perpetuare la speranza che la morte legittimi la vita? Sarai in grado di dimostrare che vivere è morire e che stiamo tutti morendo in ogni istante della nostra vita?»
«Non ne sono sicuro» rispondo.
«Credo che dovresti farlo» dice Lucy Chance in tono inespressivo.
«Be’, l’idea era quella» dico. «Ma sai una cosa? Dopo che avrò scritto questo pezzo per "Spin", credo che lo svilupperò per farne un libro. Perchè è evidente che ho pensato parecchio a Diane, e che ho visto Lenore quando ero nel Minnesota, e che poco prima di vedere Lenore avevo fatto conoscenza con quella ragazza rock incredibilmente audace che si era arrampicata su un tetto a Minneapolis, e che ho conversato con quella interessante cameriera del North Carolina che legge Kafka ma non conosce gli Allman Brothers, e mi è appena successa questa cosa completamente folle con Quincy. E all’improvviso mi sento come se fossi stato all’interno di una macchina per mille anni, ad angosciarmi per le donne e a pensare alla morte e ad ascoltare i KISS e i Radiohead e tutte queste altre stronzate, e, per qualche ragione, continuo a scrivere queste cose ma senza sapere il perchè. Ma mi sembra tutto la stessa cosa, sai? Mi sembra che l’amore e la morte e il rock’n’roll si fondano sulla medesima esperienza.»
«Chuck, per favore, non scrivere un libro sulle donne di cui sei stato innamorato.»
«Perchè no?»
«Perchè è da profittatori. E da narcisisti. E un po’ da disperati, perchè dà l’idea che non riesci a sganciarti dal passato.»
«Ma è esattamente così» dico. «Non posso sganciarmi dal passato. Non riesco a disinnamorarmi di nessuna di queste donne. Posso solo esistere nel passato e nel futuro.»
«Lo so, lo so. Ne abbiamo già parlato. Ma chi vuole leggere un altro libro su un tossico ossessionato dalla morte che ascolta i Fleetwood Mac e sublima le donne che l’hanno fatto impazzire? A me sembra un’idea piuttosto discutibile. Diventerai l’equivalente maschile di Elizabeth Wurtzel.»
«Cristo, Lucy. Gliene vuoi davvero a quella stronza.»
«Voglio solo che sia attestato il fatto che trovo l’idea di scrivere un libro del genere assolutamente discutibile.»
«Ma se non scrivo il libro, questa conversazione non sarà registrata da nessuna parte. Il tuo sdegno potrà trovare espressione solo se faccio il contrario di ciò che mi consigli.»
«Bene, allora» dice. «Ma non venire a lamentarti con me quando quei cretini de blogger scriveranno cose di questo genere: "In fin dei conti, l’autore avrebbe dovuto dare ascolto alla sua amica Lucy Chance"; perchè sai che succederà .»
«Vero» dico.
«Sto solo cercando di essere la voce della ragione» dice Lucy. «Non capisco perchè tu voglia produrre un libro di nonfiction che sarà sfavorevolmente paragonato ad Alta fedeltà di Nick Hornby.»
«Be’, se menziono questa possibilità, forse non succederà. »
Il giorno in cui il rock è morto di Chuck Klosterman (Strade Blu, 15 €) è un gran libro. Oltre al passaggio che avete appena letto contiene un geniale paragone tra le relazioni della sua vita e i membri dei Kiss, le più intelligenti riflessioni che io abbia mai letto sul significato assunto dalla morte di Kurt Cobain, un inatteso e calzante collegamento tra Kid A e l’11 Settembre, un sacco di pensieri sulla musica e sul guidare (e sulla musica per guidare), una breve ma eccellente pagina sulla musica e il suicidarsi (e sulla musica per suicidarsi), parecchie camere di albergo, svariati incontri bizzarri, un sacco di riflessioni sulle donne, una moderata quantità di sesso, una più cospicua (ma sempre moderata) quantità di droga e -come ormai avrete sicuramente capito- una montagna di rock’n’roll.
Sai che ho appena visto questo libro in libreria e stavo per comprarlo? Poi ho rinunciato ma vista la tua recensione penso che mi ricrederò!
Perchè non fai un salto sul mio blog, ho scritto qualche cosa pure io su Cobain.
CIAO!
Sul pop rock e affini, consiglio “Rock trip” di Kevin Sampson (Newton Compton editori, 2006, pp.554, 9 €), comprato da regalare ma talmente avvincente che non ho potuto fare a meno di leggerlo. E poi lo consiglia anche Alex James dei Blur ;-)
Kit
da queste poche righe sono quasi sicura che non mi piacerebbe. pensa, mi viene voglia di criticarlo senza averlo letto. ma stasera mi sento scassacazzi :)
Grazie per la segnalazione, sembra interessante. Mi incuriosce molto la cosa di Kid A e dell’11 settembre. Io più paragonare le mie donne ai Kiss le paragono ai Broken Social Scene.. :)
a.
Non so quanto ti hanno pagato, ma lo comprero’.
Do you believe in love at first sight? / Do you believe in fate? / I believe the good things / Only come to those who wait / We’ve got to plan the journey / Eliminate all mistakes / Take the safe route / It’s called the art of driving / Maybe wait until the summertime / Maybe wait until December / Because a heartfelt seduction / Lasts a life time…”
Forse nessuno mi chiede di scrivere un libro sul rock perche’ ho avuto poche donne… sisssi’….
_Valido: a occhio sono cose piuttosto diverse; questo è un po’ più il mio genere di cose, devo dire..
_Blackhair: questi libro ha avuto un buon successo in USA, Brugnatelli ha avuto gioco facile. E se non l’avess pubblicato lui, mi sa che c’era la fila…
_Filosofil:
«Chuck, per favore, non scrivere un libro sulle donne di cui sei stato innamorato.»
«Perchè no?»
«Perchè è da profittatori. E da narcisisti. E un po’ da disperati, perchè dà l’idea che non riesci a sganciarti dal passato.».
Ecco, appunto.
_Stefano: Ecco, lo sapevo. Eterna invidia…
Non finirò mai di ringraziarti per la segnalazione del concerto dei Billie the vision che per intensità e divertimento ha trasformato una notte in spiaggia con luna piena e stelline nel principale candidato (almeno per ora) a “concerto dell’estate 2006”. Grazie per questa e per le infinite altre dritte su come dove e quando. Stefano
mha.. l’ho appena finito di leggere..dalla copertina sembra la classica cagata su quanto è maledetto sto rock maledetto..poi diventa abbastanza fuorviante..cioè non male..però se ti hanno pagato per scrivere su una cosa non puoi dedicargli 50 pagine su 200 e per il resto sbrodolarci addosso i cazzi tuoi..
filosofil
te l’ho detto che Brugnatelli è un grande…
Azz… sabato sera in libreria avevo in mano questo e “Please Kill Me”, e per questa volta l’ha spuntata quest’ultimo nonostante il prezzo maggiore (non che me ne stia pentendo, anzi).