Di solito viene dato da tutti come un fatto assodato: l’Italia è un paese senza cultura musicale, in cui si vendono pochissimi dischi e ancora meno giornali musicali, praticamente nessuna band indipendente riesce a vivere con la musica e le più importanti manifestazioni del campo sono baracconate tipo il Festival di Sanremo e il Festivalbar. Anche se a occhio e croce io non sono così genericamente pessimista, la mia opinione in merito non è molto differente. E non lo ero neanche la settimana scorsa, quando per puro caso in edicola mi sono imbattuto in una nuova rivista musicale. Foto di Morrissey in copertina, riferimenti a Mogwai a alla Warp subito sotto, prezzo ridicolo (2 euro): accantonata la sorpresa (c’è un nuovo giornale musicale, già al terzo numero, e non ne ho letto niente in giro, possibile?) non ci ho pensato due volte, e mi sono portato a casa la mia copia di Muz.
Se una rivista osa uscire in un mercato così imballato, in cui non muore una testata da anni (tengono duro pure Jam e il Buscadero) e negli ultimi due anni ne sono nate almeno due nuove (Rolling Stone e Losing Today, per non parlare della mutazione di Musica in XL), che sono andate ad aggiungersi alle varie già esistenti (Il Mucchio, Rumore, Blow Up, Rockerilla, senza parlare poi dei vari Rockstar, Rocksound, Tribe, ecc) e che trattano con tagli diversi una buona porzione di cose in comune, sicuramente questa dev’essere una rivista con i controcoglioni, ho pensato.
Non proprio, ecco. Diciamo che Muz non è molto diversa dalle altre. Solo, più corta. Più bruttina. Un po’ meno avanti. Un po’ meno interessante, in definitiva. Ricorda un po’, per formato e impaginazione, i numeri meno brillanti del vecchio Mucchio settimanale; senza la politica e senza le firme, e con 10 anni di ritardo. La grafica è a dir poco spartana, i nomi dei collaboratori –a parte quello di Valerio Corzani- non suonano noti (il che non sarebbe necessariamente un male), i contenuti non sono esattamente originali e l’unico sussulto lo danno i nomi bizzarri delle rubriche. Tipo Gli orrori del cuore (Come imparare a non preoccuparsi e ad amare dischi che tutti odiano), L’urlo del coyote (dedicata a musicisti morti e band sciolte, presumo) e l’assolutamente improbabile Abbecedario, ovvero Deleuze e le storie tese (giuro).
In conclusione, non è che Muz sia un brutto giornale; un po’ inutile, semmai, ma è agli inizi e magari migliorerà. La sua esistenza, però, che sfida le leggi del mercato e quelle del buon senso, non può che essere un po’ inquietante. In fondo è comunque qualcosa.
Ho tutta la collezione di Velvet!
BrontoMarcello
io l’ho sfogliato alla feltrinelli qualche mese fa – credo fosse proprio il primo numero – e mi è parso bruttino. il paso l’ha proprio comprato, e non credo si sia preoccupato per la concorrenza.. :P
no. c’è un altro dinosauro. che si ricorda di “VELVET”.
dj nepo
Con la grafica della testata sicuramente ci giocano, o ci marciano; prima di leggere il post, basandomi solo sull’immagine, credevo che Mucchio avesse modificato la sua testata…
Sono l’unico dinosauro a ricordarmi di Muzak, storico e “glorioso” mensile di musica di tanti, taaanti anni fa? Porc@#@§§§….!
Marcello
Enver: MOZ come MOZzarella?
Marcello
Losing Today forever (quando mi date una rubrica di 5 righe? :P )
Ecco… NON parliamo della mutazione di Musica in XL :)
Mah. Per me esisteva solo Blow Up, poi ho smesso di comprare pure quello.
Iniziai con Metal Shock ed ero veramente un truzzo metallarino di merda.
BUONA FORTUNA MUZ!
dimenticavo il solito calembour altrimenti non sono contento: almeno per questo numero potevano chiamarla MOZ
io *amo* i titoli bizzarri delle rubriche.
e sì un numero di una nuova rivista (anche se di solito prendo il primo e poi basta) si può comprare dai.
bizzarro che non se ne sia sentito nulla in giro però…si vede che non ci scrive nessun papavero del giornalismo musicale e/o nessun indieblogger ;-)
Kit
a me sembra un tentativo (spero fallimentare) di plagio. L’equivoco nominalistico fra “Mucchio” e “Muz” è palpabile, i due nomi hanno (quasi) la stessa radice. Inoltre il tipo di font utilizzato è alquanto simile a quello de “Il Mucchio”. Si direbbe una squallida operazione di marketing da parte di un nuovo gruppo editoriale.
Io mi sono comprata xl per la prima volta una settimana fa e (so di dir cosa nota) fa veramente schifuzzz, non si capisce manco di che cosa parlano negli articoli…
ci scrive una mia carerrima amica
anche il sito non scherza in quanto a grafica…
qualunque cosa che si intitoli deleuze e le storie tese merita di essere letta
eh, aspetta: negli ultimi 5 anni (ma non saprei dire quando) ha chiuso tutto musica…
Caro Inkiostro,
se hai 5 minuti di tempo, ti consiglio di visionare il materiale che ho pubblicato oggi sul mio blog:
http://guerino.blogspot.com
Penso che possa interessarti. Seguo regolarmente le tue pagine, e trovo che abbiamo molti interessi in comune.
Keep on going.
Guerino