Into the eye of the storm no sign of rain
L’Estate è l’ultima sera di Luglio. I Calexico suonano lontani, noi siamo in fila orizzontale davanti allo stand, accenniamo timidi movimenti a tempo e siamo stanchi ma con gli sguardi contenti. Una versione assolutamente incredibile di Quattro -una di quelle canzoni che preferisci citare sbagliando-, poi El picador, Alone again or che ormai è quasi troppo familiare e Guero Canelo che si stampa in testa e se ne va solo alle 4, arrivati a casa. Siamo tutti lì davanti, pochi e lontani dal palco, stanchi e forti di un distacco dalla folla che ci proietta direttamente in prima fila. Parliamo poco, ci scambiamo sguardi d’intesa, di serenità e di soddisfazione, quando non sono prese in giro con la crew dei Tasti neri o sorrisi con la ragazza del merchandising divertita da come, dimentico di tutto e tutti, io stessi ballando da solo The crystal frontier nel mezzo del nulla. Non c’era -e non c’è- quasi niente da dire. E questa, probabilmente, è la cosa più bella di tutte.
[bonus video: Calexico with Mariachi – Quattro (Live at Barbican)]
in fila indiana, direi.
mi spieghi come sarebbe stata una fila verticale?
(scusa la curiosità del tutto profana)
Miss Ann Abin
per venire domenica *questa* a Urbino non avevo altra scelta :(
_Medo: tutt’uno? Mi piace..
_Anonimo: da cosa lo deduci esattamente? Basta un post senza stronzate e subito vuol dire che sono innamorato? LOL…
_Enver: ahimè, errasti, oh se errasti…
mi sto mordendo tutte le mani che ho
Sì infatti, secondo me si è innamorato.
Il ragazzo diventa romantico.
Il ragazzo diventa tutt’uno.
macina banchetti, piuttosto.
macina concerti…