Rendiconto (un flusso di coscienza)
Viaggiavo in pantaloncini, una polo lisa e spiegazzata e le mie vecchie adidas da battaglia, avevo il mio zaino da trekking verde, stipato all’inverosimile -che mi doveva far sembrare una lumaca, che si porta la casa sulle spalle- e un borsone vinto anni fa coi punti di non so cosa, pesantissimo a causa dei libri, di quel paio di videocassette e di una scatola di scarpe (la scatola che conteneva le scarpe della mia laurea) piena zeppa di cd, chiusa con un paio di giri di scotch, anche se in effetti almeno una decina di dischi non c’erano entrati ed erano rimasti fuori, dispersi dentro la borsa, in mezzo ai maglioni presi solo ed unicamente per attutire eventuali urti, anche se comunque non è che mi fregasse poi molto delle custodie, chè di quelle ne ho un sacco di ricambio, ma più che altro di quello che contenevano, e magari della digitale, degli occhiali -anche se in effetti quelli li avevo addosso, potrei dire che era perchè avevo la vista stanca ma in realtà era perchè qualcuno mi ha detto che sto meglio con- e del discman, che ho comunque tirato fuori appena salito sull’interregionale per contrapporre la nerditudine indiepop all’ineccepibile look metallaro del tizio seduto davanti a me che non faceva che ascoltare dischi di gruppi dai nomi a me completamente ignoti che recavano in copertina fanciulle nude e sanguinanti, esseri mostruosi pieni di corna, pentacoli, rune e tamarri dalla lunga chioma che mi ricordavano un sacco un tizio dal nome strano (ma come si chiamava?) che veniva al mare nello stesso campeggio dove andavo io da bambino, e dove i miei vanno ininterrottamente da tipo 25 anni, e che guarda caso non era poi molto lontano da dove avrei dovuto scendere dal treno, per tornare dove sono cresciuto a trascorrere un Agosto pigro e deserto in volontario esilio punitivo dalla vita, perchè ti accorgi davvero delle cose che hai solo quando decidi di allontanartene, e io ho un dannato bisogno di rendermene conto presto.
ah…i ricordi dei campeggi…anch’io sono uno di quelli che da bambino è stato portato nei piu’ svariati campeggi d’Italia dai genitori…bei tempi
c’è una s di troppo, pardon
dai sì dall’esilio di questi miei ultimi dieci giorni ho cavato fuori un eritema e una nuova ennessima teledipendenza..invidiabile no?
_beh coi cd non è mai un esilio solitario_e poi dagli esili (dicono) vengon sempre fuori le cose migliori_
se ti può consolare non sei il solo in esilio dalla vita.qui guardare un film è considerato un impegno!ieri è toccato a “a,b,c..manhattan” di amir naderi.vedilo se puoi.