mercoledì, 16/06/2004

nessun titolo

Canzoni d’inkiostro:
Let me kiss you
C’è un posto al sole per chiunque abbia voglia di cercarsene uno, e io credo di aver trovato il mio. Sì, per una volta credo di aver trovato il mio. Anche se è solo per poco. La durata di una canzone. O poco più.
L’ultimo disco di Morrissey, You are the quarry, è stato bistrattato (o al massimo trattato con cauta condiscendenza) da tutti, eppure contiene una ballata smithsiana -17 anni dopo lo scioglimento di quella che rimane una delle più grandi band di tutti i tempi- talmente perfetta che, se fosse contenuta in The Queen is dead, sarebbe ora un classico imperituro: Let me kiss you. In essa Morrissey è talmente Morrissey da sembrare quasi l’imitazione di sè stesso; e per uno che in qualche misura è sempre stato l’imitazione del proprio modello, inevitabilmente persona e personaggio insieme, vuol dire non essere cambiato. E c’è quella chitarra marrana, nel senso di scorretta nel suo prevedibile eppure geniale languore, ma anche nel senso di vicinissima allo stile di Johnny Marr, il cui tocco prodigioso si è ormai perso nel tempo e torna fuori sempre più di rado (in Concrete sky di Beth Orton, per dirne una). La voce, le parole e la personalità di Morrissey, la chitarra alla Marr: tutti gli ingredienti perchè la magia degli Smiths possa tornare a ripetersi.
Let me kiss you è una canzone d’amore. A dispetto della propria apparente semplicità, non si tratta di una canzone banale. E’ la canzone di chi cerca una spalla su cui piangere e compiangersi, o meglio di chi crede di cercarla, e nasconde la propria incapacità di maneggiare un sentimento imprevedibile dietro l’insicurezza per il proprio aspetto fisico. E’ la canzone di chi vuole e non vuole, di chi non desidera di essere baciato ma di baciare. Ma non si azzarda a farlo, e chiede il permesso. Proprio perchè sa già che la risposta non potrà essere un ‘no’, ma non capisce il perchè, e non si fida del posto al sole, per quanto precario, che ha trovato. E’ la canzone d’amore di chi non si capacita di quello che ha ottenuto, e deve prima fare i conti con sè stesso per potersi dare veramente. Non è un argomento scontato di cui parlare, e Morrissey è esattamente la persona giusta per farlo.
Sul finale, la canzone cambia. Lui chiede a lei di aprire gli occhi, per potersi rivelare in tutta la sua nuda insicurezza, ormai certo che la sua confessione a cuore aperto gli garantirà una risposta positiva. La solita storia: una fiducia in sè al contempo misera e smisurata. A quel punto la canzone sembra finita, ma non lo è. Al successivo giro armonico entra il pianoforte, e mi piace pensare che in quel momento i due si stiano avvicinando, pronti a realizzare ciò che nei minuti precedenti si sono promessi. Quando, subito dopo, entrano gli archi (sintetici, ma a questo punto che differenza fa?), i due iniziano effettivamente a baciarsi. E a quel punto la situazione non ci interessa più. Dopo una decina di secondi -non di più- il brano sfuma, perchè questa non è una canzone su un bacio; che duri molto o poco, che sia deludente o indimenticabile, che sia un inizio o una fine, non è importante. A quel punto, infatti, sarà comunque successo. E -in ogni caso- ne sarà valsa la pena.
[Le vecchie canzoni d’inkiostro: West country girl di Nick Cave and the Bad Seeds, Where I end and you begin dei Radiohead, Rosemary di Suzanne Vega, Float on dei Modest Mouse. Poi mi sa che ce n’erano altre, ma non mi ricordo]






8 Commenti a “nessun titolo”:

  1. utente anonimo ha detto:

    Le cose migliori del Moz solista continuano ad essere Viva Hate e Vauxhall and I, per quanto riguarda la mia discutibilissima opinione. Per il resto, non so perchè, ma Morrissey sulla tomba di Jim Morrison lo vedo piuttosto intento a sorbirsi una tazza di tè, conversando con la lapide: “E quindi.. come riuscivi a fare una musica così noiosa e dei testi così sconclusionati? Era solo la droga o avevi proprio un deficit di neuroni?”..

  2. stationTOstation ha detto:

    già grande pezzo ma nella mia inobiettività i have forgiven jesus rimane il pezzo che ho eletto come mio preferito.e già mi immagino Morrissey ragazzino alle prese con i sensi di colpa inculcati dalla mentalita’ sessualmente repressivadella chiesa .

    direttamente dei queer fist sbandierati come il morrissey che mi é piu’ caro.

    Un’altra cosa tra le mille percui vale la pena di appendersi la foto di morrissey in camera, io non lo sapevo ma a quanto pare é stato arrestato qui a Parigi perché ha pisciato sulla tomba di Jim Morrison al pere lachaise. (…..)che fuori di testa

  3. Giulia_Blasi ha detto:

    “… someone you physically admire”? Morrissey e i suoi eufemismi.

  4. atrocityexibition ha detto:

    almeno su allmusic però mi sembra che ne parlino bene. personalmente credo sia meglio di tutto il pop inglese uscito negli ultimi cinque (dieci?) anni, quindi non starei troppo a lamentarmi in sede di recensione. ciao! s

  5. utente anonimo ha detto:

    Dovresti scrivere più spesso cose così, sono davveri interessanti e ben fatte. Delle recensioni dei dischi ormai non se ne può più, sono ovunque, mentre approfondimenti del genere sulle singole canzoni (bellissimi quelli su Nick Cave e Susanne Vega) sono preziosi. Bravo.

    MFC

  6. inkiostro ha detto:

    + Atrocityex: in realtà in media le recensioni sono freddine, mettendo in risalto quanto questo disco non dica nulla di nuovo nel mondo della musica contemporanea. La mia domanda è: perchè dovrebbe?
    + Lonox: non conosco la discografia solista così bene, ma da quel che ho sentito sono abbastanza d’accordo. E anche secondo me, sulla lunga distanza, questo disco rivelerà la sua qualità anche ai più scettici.

  7. lonox ha detto:

    E’ la mia canzone preferita. Credo che tutto l’album di Morrissey, malgrado nasconda una collera persino nei momenti più “profondi”, ci rispedisca splendidamente a The Queen is dead, che oltre ad essere l’album più significativo è per me l’album più bello dell’epoca Smiths (giusto per riallacciarmi ad un post di qualche tempo fa…).

    Alla faccia di tutti gli oltraggi e tutti gli insulti (che termineranno solo quando lui diverrà un vero e proprio mito, e cioè alla sua morte) sono convinto che quest’album sia il gran capolavoro di Morrissey solista.

  8. atrocityexibition ha detto:

    sono assolutamente d’accordo, è un pezzo splendido che non riesco a togliermi dalla testa, come anche first of the gang to die. per la verità non mi ero accorto che il disco fosse stato bistrattato da tutti. io lo trovo splendido e in giro ho sentito persone che condividevano in pieno. ciao! s.