mercoledì, 19/05/2004

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La Urtovox alla (sommessa) conquista degli USA
Non credo di averlo mai scritto qui: secondo me gli Hogwash hanno fatto uno dei migliori dischi italiani (e non) dell’anno scorso. La loro parabola artistica è abbastanza complessa, e dalla heavy-psichedelia imparentata con lo stoner degli esordi è approdata a un indie-rock sussurrato e intimista che mi ha veramente conquistato. Atombombproofheart, uscito nel 2003, è uno di quei dischi che ci mettono tempo a trovare il loro spazio nel lettore, dotati come sono di una sensibilità troppo sfuggente per riuscire ad imporsi da soli, ma una volta che ci riescono vi rimangono a lungo. Ballate e mid-tempo in punta di chitarra che si susseguono senza fretta, lasciando alla fine una bella sensazione di completezza. E la voglia di mettere su il disco di nuovo.
Gli Ultraviolet makes me sick, pavesi, fanno post-rock, e a me il post-rock ha smesso di dire qualcosa già 3 o 4 anni fa; eppure gli Ultraviolets mi piacciono. Nonostante la fedeltà alla formula possa apparire completa, alcuni piccoli dettagli dimostrano che così non è: l’uso della voce, l’inserimento di alcuni passaggi folk e jazzy, e su tutto l’umiltà e l’assenza di quell’epicità che costringe gran parte dei gruppi strumentali ad infilare un crescendo dietro l’altro anche quando non ce n’è il minimo motivo. No freeway, no plan, no trees, no ghosts è un disco che non vuole dimsotrare nulla, e che forse proprio per questo riesce là dove nomi ben più blasonati hanno fallito.
Oltre al tono sommesso e a una rara sensibilità, gli Hogwash e gli Ultraviolet makes me sick hanno un’altra cosa in comune: incidono entrambi per la Urtovox, piccola etichetta fiorentina con tanta dedizione e pochi grilli per la testa. Quei grilli però, sono buoni, e la Urtovox, dopo un buon successo in Germania, sta per sbarcare in America con un ufficio appositamente preposto alla promozione dei suoi artisti sul suolo statunitense. La strada è in salita, ma la stoffa c’è; non gli si può che augurare buona fortuna.



6 Commenti a “nessun titolo”:

  1. colas ha detto:

    carlo(gecco): pensa che a me mi han sempre detto il contrario degli hogwash—

    secondo me l’album non è male per niente

  2. bluesharp ha detto:

    Pensare che furono citati da Alberto Ferrari (durante un’autointervista del primissimo sito ufficiale dei Verdena) come il gruppo che aveva più influenzato il loro disco di debutto.. quest’anno invece sono stati proprio gli Hogwash ad aprire i concerti dei Verdena: che mondo crudele! :)
    Spero davvero che trovino lo spazio che meritano almeno all’estero..

  3. Enver ha detto:

    a me annoiano. Grande notizia quella di urtovox… se giovedì GoodMorningBoy e gli elle vengono a trovarmi, come sono soliti fare, chiedo se intercedono per me, per farmi lavorare per loro… è la grande occasione! (rido da solo)

  4. utente anonimo ha detto:

    Mi chiedevo perchè nessuno di voi bloggaroli ne avesse parlato, per me sono uno dei migliori gruppi italiani degli ultimi anni.

  5. utente anonimo ha detto:

    gran disco assolutamente, non sembrano italiani, e questo è un gran complimento.

  6. utente anonimo ha detto:

    brrrr, pessimo l`album degli hogwash, che pero` dal vivo sono meglio