martedì, 03/02/2004

A grande richiesta (…

A grande richiesta (giuro!) tornano:
I dieci lavori demenziali dei miei sogni

7. Il progettista di bevande alcoliche
Bacardi Breezer, Smirnoff Ice, Havana Loco, se non vivete su Marte avrete sicuramente sentito nominare questi nomi: i soft drink alcolici sono stati uno dei fenomeni della scorsa estate. Che li consideriate poco più che succhi di frutta per far ubriacare le ragazze, la via di mezzo ideale tra una Fanta e una Tequila Sunrise o la bevanda dei vostri sogni, non potete negare che si è trattata di una mossa commerciale di tutto rispetto. Ma -soprattutto- di un’operazione di marketing di dimensioni imponenti. Chi c’è dietro?
Me li immagino, questi tuttologi al soldo delle multinazionali del divertimento, a spremersi per creare dal nulla un prodotto inutile e, soprattutto, per creare nei potenziali acquirenti il bisogno di averlo: quale alcolico di fama internazionale prendiamo? Con quale frutto esotico lo incrociamo? Quello col mango l’hanno già fatto? Papaja? Kiwi?
La seconda fase è il nome, ovviamente composto di due parti: la prima dev’essere per contratto la marca dell’alcolico terribilmente di moda che abbiamo scelto (diciamo Pampero, o, se vogliamo qualcosa di italiano, Molinari). La seconda parte deve immancabilmente evocare qualcosa di fresco, giovane e terribilmente fico; nessuno ha ancora avuto il coraggio di arrivarci, ma la parola che cercano è proprio Cool (Fico, per una versione italiana). A questo punto il gioco è fatto, il nostro Pampero Cool (o Molinari Fico) è pronto ad essere lanciato sul mercato.
Per decretarne il successo, ora ci vuole una campagna pubblcitaria aggressiva e sfrontata, che faccia vedere quanto è cool chi beve Pampero Cool (ma và?), quanto è anticonformista, cosmopolita, moderno e sfrontato. Magari la facciamo in inglese, con ragazze bellissime e spudorate, qualche gag non troppo imprevedibile (non deve far sentire stupido il pubblico, dopo tutto) e un personaggio divertente (ne ho in mente uno esilarante chiamato Sergio di Rio). Basta condire il tutto con un jingle frenetico et voilà, il progettista di bevande alcoliche ha pronto il fenomeno di costume della prossima Estate, che ovviamente gli farà fare soldi a palate. Così portà andare ai Caraibi a scolarsi bottiglie su bottiglie di Pampero Anniversario.
Rigorosamente liscio.
[I primi sei lavori demenziali dei miei sogni, per chi se li è persi la scorsa Estate: lo sceneggiatore di soap opera, la guardia del corpo di Berlusconi, il redattore di Men’s health, il direttore artistico di Mtv, il responsabile casting di Baywatch, il cuoco dell’Alitalia]








12 Commenti a “A grande richiesta (…”:

  1. Error ha detto:

    accordato…. Ma che non capiti, più..! :)

  2. Error ha detto:

    post esilarante, ce ne accorgemmo in ritardo, impetriamo perdòno

  3. inkiostro ha detto:

    un “Caffé sport Borghetti”?
    (occhei, la smetto ,)

  4. sestaserasonoqui ha detto:

    un “punt-e-mes”?

  5. inkiostro ha detto:

    E perchè non Montenegro Young, Averna Power o Fernet Bomb?

  6. demu ha detto:

    tavernello do sol.

  7. Blackhair ha detto:

    E un AMARO GIULIANI ICY’N COOL?

  8. mh ha detto:

    La domanda che si sono posti i geni del marketing è: come facciamo a vendere di più senza che i nostri clienti schiattino di cirrosi epatica? (in questi casi tenere pronti progetti di lobbying contro il proibizionismo) Bisogna far bere chi non beve abbastanza. Mancano, evidentemente, le adolescenti che, a differenza dei loro coetanei testosteronemuniti, non tracannano vodka a fiumi battendosi il petto per dimostrare virilità. Poi anche i tredicenni possono bere una cosa che sembra spuma (ma fa più schifo). E poi, quale giovincella rinuncia alla tentazione di essere cool?
    In più le giovani già sono invitate a bere autonomamente, e i ragazzi sono invitati a farle bere investendo fede e denaro nella lascivia dei costumi indotta dai fumi dell’alcool. Io vorrei essere colui che ha valutato la quantità di alcool da mettere in questi liquidi: i parametri da tenere in conto sono due.
    Primo: bisogna dare un gusto piacevole.
    Secondo: valutare quanto deve spendere un giovane uomo medio per far ubriacare una giovane donna media a colpi di cool-liquidi.
    (a questo punto puoi anche scrivere un pezzo su Men’s Health)

  9. dAzzLe ha detto:

    tutti quei simil-drink fanno cchifo. anche se la mossa commerciale ci stava tutta. io faccio fatica a considerarli “alcolici” e per fare la sbornia con quella “roba” ne deve passare di acqua sotto i ponti…… anche per una ragazza. poi depende, io quelle cosacce lì non me le bevo, odio il rum e anche la tequila. sono molto integralista sull’alcool. jack-birra-e.poco.altro.

  10. inkiostro ha detto:

    non ho notizie della Lemonhead, anche se, ahimè, ai tempi ne ero un buon consumatore (perdono, perdono!). E sì che se la rilanciassero adesso potrebbero fregiarsi del titolo ‘il primo soft drink alcolico della storia’ (wow), e con l’aria di revival anni ’90 che tira vuol dire soldi a palate. Quasi quasi vado ad acquistare il marchio…

  11. utente anonimo ha detto:

    e i lemonheads?

  12. gomitolo ha detto:

    mi chiedevo: ma che fine ha fatto il Lemonhead, capostipite al gusto di Last Piatti al Limone, di tutti i softdrink?
    (ringraziamenti sentiti per la traduzione di cool con “fico” al posto dell’orripilante “figo”)