No more shall we pay
Sembra quasi che Nick Cave l’abbia fatto apposta. Non pago delle molteplici delusioni date in questo annus horribilis (tra le tante aver pubblicato il suo disco più brutto, aver realizzato un video per lo più intepretato da donnine che scuotono le chiappe, aver rischiato per un pelo di prestare il suo nome ad un mastodontico evento targato Coca Cola, essere il protagonista di voci che lo vogliono come sceneggiatore de seguito de Il Gladiatore), ecco la notizia che chiude in bellezza un anno da dimenticare per i fan dell’artista australiano. Dopo aver misteriosamente ignorato il bel paese nel tour che ha fatto nei mesi scorsi, il nostro ha infatti annunciato una data in Italia, il 21 Febbario all’Auditorium di Milano, pare senza i Bad Seeds ma nella formazione a 4 già vista ad Ancona nel 2002 e a Mantova nel 2000.
Sarebbe una bella notizia, se non ci fosse un dettaglio di poco conto davvero scandaloso: il prezzo. Un posto in piccionaia, da cui non si vede nulla e si sente peggio di quanto sentano quelli rimasti fuori, costa più di 40€, mentre una poltronissima costa quasi 60€, praticamente quanto lo stipendio mensile di un operaio di Taiwan; notate inoltre le allucinanti quote di prevendita (7,50€?? 15mila lire solo di prevendita?!? Ma stiamo scherzando?). Ok il caro biglietti (già giunto a livelli preoccupanti), ma perchè i ceonrti al Covo costano come 4 anni fa? Forse che Nick Cave si è improvvisamente trasformato in Tom Waits -che da leggenda della musica che fa un tour ogni 10 anni può permettersi di chiedere cifre simili- e io non me ne sono accorto? Oppure il (bellissimo) concerto visto nel 2001 gratis ad Arezzo Wave me lo sono sognato? Vogliamo fare qualche altra mossa suicida per demolire definitivamente la nostra carriera (tipo, che ne so, un duetto con Kylie Minogue? Ah già, quello l’ha già fatto), o ci diamo una mossa a tornare ai livelli artistici (ed etici) di una volta, mr. Cave?
guarda che i concerti al Covo NON costano come 4 anni fa…
infatti no. ma con nick cave un pochino sì.
In genere il livello artistico e quello etico non vanno di pari passo. Ma ci sono sempre le eccezioni…
In realtà sono abbastanza d’accordo con voi. E a me Kylie non dispiace, tra l’altro. Solo che a un sacco di gente quel duetto non è andato giù..
giusto! concordo con fio, where the wild roses grow era un buon pezzo, per essere un singolo da mtv. e poi quale volevi che fosse il pezzo trainante, death is not the end che porta pure sfiga? e già che ci sono dico pure che era meglio lo sfondo bianco, signora mia, si stava meglio quando si stava peggio.
…posso sottoscrivere tutto e dissentire solo su un punto? secondo me il duetto con la minogue aveva una sua dignità, in fondo…
ok, ok, lapidatemi.