lunedì, 04/08/2003

nessun titolo

God is nowhere / God is now here
La prima cosa che ho pensato non appena ho finito di leggere l’ultima pagina di Hey Nostradamus!, ultimo romanzo di Douglas Coupland da poco uscito negli USA, è stata: ce l’ha fatta anche stavolta, ‘sto bastardo.
Eppure, questa volta come non mai, sono stato dubbioso fino alla fine. La trama è insolitamente claudicante, il linguaggio meno brillante del solito, non ci sono nè l’intreccio ad incastri di Miss Wyoming, nè la densa poesia di La vita dopo Dio, nè la schietta quotidianità postmoderna di Microservi, e, fino alla fine, non sembra esserci nulla in grado di sostituirle. Un paio di giorni fa l’avrei descritto come un romanzo confuso, che non arriva al punto e che forse quel punto neanche ce l’ha (pointless, si direbbe in inglese), pieno di simpatiche ‘storie nella storia’ che sembrano volerti distrarre per non farti notare che l’impalcatura generale è assai scricchiolante. Poi, certo, si tratta di Coupland, ed il marchio di fabbrica, pur se un po’ appannato, non tradisce, e regala frasi intelligenti e situazioni paradossali quasi ad ogni pagina. Questo pensavo.
E invece niente: a due pagine dalla fine tutto si è fatto inspiegabilmente nitido, quasi luminoso, qualche pezzo è andato a posto (molti no, ve lo confesso), e Hey Nostradamus! è riuscito a colpire qualcosa dentro di me, facendomi addirittura commuovere. Non so come faccia, ma Coupland riesce sempre a scrivere dei finali straordinariamente commoventi, benchè la sua scrittura non possa essere definita tale e benchè il suo lirismo sia sempre nascosto sotto innumerevoli riferimenti minimi al mondo contemporaneo, metafore creative ed osservazioni sagaci.
Il romanzo segue una parabola speculare rispetto alla storia che racconta: l’inizio è di quelli promettenti -una strage scolastica in stile Columbine, con la narratrice, una ragazza molto religiosa segretamente incinta, a narrare la sua morte- ma man mano che il libro muta epoca e narratore la storia comincia a sfaldarsi, esattamente come la vita dei personaggi di cui racconta le vicende. A ben guardare, da quel punto in poi la trama non si ricompone più, ma comincia a vagare tra flashback illustrativi e personaggi per cui l’esistenza è ormai un tempo morto, disperatamente incapaci di risollevarsi dal vuoto che ne ha colpito le vite, e dall’impossibilità di trovarvi un senso. Il finale -le ultime dieci pagine, per la precisione- riesce nell’impossibile: dare un senso al libro. Non aspettatevi finali a sorpresa o rovesciamenti di prospettiva stile Il sesto senso, non è lo stile di Coupland, e tantomeno del Coupland di questo libro. L’unica cosa che potete sperare di capire è perchè la storia non può che essere vuota ed irrisolta, e perchè il messaggio di Hey Nostradamus! è proprio nel confronto tra la densa accoratezza delle ultime dieci pagine e la vacua mancanza di speranza che le precede.
Non vi biasimerei se, arrivati alla fine, per voi non fosse abbastanza. Ma per me, a due pagine dalla conclusione, in una frase che -a rileggerla ora- non ha nulla di speciale, lo è stato.

(continua)

6 Commenti a “nessun titolo”:

  1. inkiostro ha detto:

    Il nero dopo Coupland

    [..] Il primo forse non lo sa, ma per certi versi mi fa pensare a lui. La seconda non ha mai letto (solo quello) perchè esige di mettere le mani su una copia tutta sua (non lo vuole neanche prestato) ma il libro è fuori catalogo; e considera [..]

  2. utente anonimo ha detto:

    Sì, hai ragione, ce l’ha fatta anche questa volta. Ti chiedi come ci riesca, con queste trame che scricchiolano, con queste storie imperfette che in mano a qualsiasi altro diventerebbero spazzatura. Frasi che se uscissero dalla bocca di altri sarebbero sconcertanti. E invece no, Coupland non è solo furbo, ma è addirittura bravo. Anzi, sarà perchè su tante cose la pensiamo allo stesso modo, sarà perchè riesce sempre a farmi versare qualche lacrima senza che io possa farci proprio nulla, sarà perchè mi concedo alla sua scrittura in modo totale, per me Coupland è uno dei più bravi. “Ehy, Nostradamus!” è doloroso. Per me lo è stato, molto. Più dei suoi altri libri. Probabilmente è per la totale mancanza di speranza, per il buio pesto che circonda i personaggi. Più che in passato. Direi addirittura che un Coupland così cupo è davvero inedito. Prendete Heather: è veramente disperata, e la sua storia di profonda solitudine, raccontata in modo delicatissimo, summa assoluta del Coupland-pensiero, fa male sul serio.

    Carlo

  3. utente anonimo ha detto:

    hey, Polenta! … Mr. Stephen King, isn’t it? :-)
    ciao, enzØ

  4. polentaecammelli ha detto:

    aggiungo la mia felicità a quella di chi mi ha preceduto. non solo per Coupland, ma per avere incontrato altri che lo apprezzano. Nemmeno Reg Thorpe era così felice quando scoprì che il redattore aveva un Fornit nella macchina da scrivere. grazie!

  5. utente anonimo ha detto:

    sembra interessante. Un giudizio combattuto è più credibile che una lode senza ombre o una stroncatura. Spero che lo traducano presto.

  6. ring19 ha detto:

    cuopland is now here!

    Ne sono felice.